mercoledì 25 luglio 2007

Allegato I, foto-testimonianze

Da sinistra: Pedro, Edu, Laura, Mireya, Nico e Vincent (parte del gruppo "amici del Cazzo" a Barcellona)






Nicola (Piergi) alla fontana del Montjuic








Felicità ed allegria prima del viaggio! (Forse anche l'ultimo momento di sobrietà che abbiamo passato)






Capitolo II, Partenza-Arrivo

Ed il treno l'abbiamo preso, ed abbiamo fatto bene: spago sulle nostre valigie non ce n'era... solo un po' d'amore le teneva insieme... solo un po' di rancore le teneva insieme...
(altra citazione)

Arrivati a Bergamo, abbiamo fatto il check in e ci siamo fiondati nella sala d'attesa: lungo la strada per la sala, abbiamo trovato un shop, ed abbiamo pensato di prendere un whisky... giusto un gocceto per recuperare qualche zucchero, dato che non avevamo neanche pranzato ed erano le 19.
Il fatto e' che, nella nostra ingenuita', non sapevamo che dentro lo shop della sala di attesa si possono comperare bevande che pero' non devono essere aperte fino a che non si e' arrivati a destinazione. Se aprivamo la bottiglia di whisky dovevamo bercela tutta prima del volo o rischiavamo qualche sanzione... la prima scelta difficile si parava davanti agli indomiti fratelli Bianchi, ma con un forte atto di risoluzione Nicola, il fratello piu' anziano dei due, ha deciso di aprire subito la bottiglia (tra le altre cose, come cazzo si fa a mettere il whisky in una bottiglia di plastica? Ma stiamo scherzando? Va be' il terrorismo, va bene tutto... ma se viviamo in un mondo che ha bisogno di contenere alcool bevibile in una bottiglia di plastica... dovremocominciareapensareseriamentechequalcosanonva...)
Fatto sta, che alle 19 e 30 io e Nico ci eravamo fatti fuori, a digiuno, piu' di mezzo litro di whisky ed eravamo totalmente ubriachi... abbiamo anche conosciuto un tizio, a cui nella nostra infinita bonta', abbiamo offerto da bere: appena scesi a Barcellona lo stesso tizio ci ha chiesto se avevamo la coca... certa gente non impara mai... c'e' un limite preciso tra il divertirsi e stare bene insieme, e passare da coglione clamorosamente con due estranei - uno dei tanti motivi, al di la' del fatto che ha frainteso le persone che siamo, per cui e' un coglione: MAI, MAI e poi MAI, chiedere la coca a Barcellona... te la offrono, ma mai cercarla; significa che hai i soldi dietro e che ti vuoi far rapinare. In ogni caso, mi auguro che la selezione naturale abbia fatto il suo corso.
Saliti sull'areo, con qualche curva nel percorso che non era prevista:
A) Nico si e' addormentato con tanta rapidita', che quando l'areo e' decollato, ho dovuto controllare che si fosse allacciato le cinture di sicurezza.
B) Avevo un sonno terribile, ma per colpa dell'alcool, ogni volta che chiudevo gli occhi, mi sembrava di stare su una delle frecce tricolore che mi hanno affumicato qualche settimana fa mentre stavo al mare.
C) Le hostess di volo facevano cagare. Ricordo ancora il nome della piu' carina: si chiamava Giorgio.

Scesi a Girona ci siamo diretti, sempre camminando non tanto diretti ne diritti..., a prendere il bus. Abbiamo perso il primo, perche' non riuscivamo ad alzarci dalla panchina.
Dentro l'autobus abbiamo conosciuto tre ragazze carine italiane, che nonostante l'alcool sembravano abbastanza interessate ai nostri discorsi: scesi dal bus le abbiamo perse di vista. probabilmente hanno interpretato il mio cenno di aspettarci come un saluto alla romana... (Nico direbbe che ci hanno tirato il pacco, ma secondo me e' diverso, visto che ci hanno assalito verbalmente tutto il tempo e continuavano a parlarci, costringendoci tra l'altro ad uno sforzo mentale non indifferente.

Barcellona, non me ne vogliate, non e' un altro pianeta... non e' una miniera di zolfo dove io e mio fratello, dato il nostro carattere, abbiamo portato un fiammifero acceso... e' una citta', grande, turistica, con molta gente, molte particolarita' e posti da vedere... (in particolar modo... grazie Gaudi'...) insomma riassumendo, Barcellona, tolta qualche differenza di mentalita', e' soltanto un'altro posto nel mondo, ne' piu' ne' meno di migliaia di altre citta' porta lo stesso sapore di vitalita' metropolitana. Perche' scegliere Barcellona, rispetto a Mosca? Boh, per me non fa nessuna differenza, ogni posto ha il suo valore, ogni posto forse ha la stessa funzionalita' dati i fini del mio viaggio, come dicevo nel post precedente.

A casa di Antonio il clime pero' e davvero buono, arriviamo che c'e' un compleanno: Laura (o Laurita, qua in Spagna tutto e "ito") compie gli anni e tutti gli invitati ci trattano subito come se fossimo di casa.
Un clima umano che conosce molte meno complicazioni di quante ne conoscono i normali rapporti interpersonali in Italia.

Buono, come arrivo, davvero buono.

Come accadde che divenni Re di Spagna..., Capitolo I, partire e' un po' morire, ma e' anche un po' vivere...

Salve a tutti, due precisazioni:
1) Sono stato via per piu' di due mesi dal blog, questo implica che pochissimi avranno ancora la buona volonta' di controllare queste pagine... mi sono giocato la clientela, quindi scrivo soprattutto per me e per tenere un contatto con chi vuole sapere cosa stanno combinando Los Hermanos Blancos in Barcellona
2)Per il momento ho un fugace accesso ad internet a casa di un amico (il grande Antonio): di conseguenza, non so quanto potro' scrivere, non so quando potro' scrivere, non so come potro' scrivere e non so nemmeno come si fanno gli accenti su questa cazzo di tastiera, che, nota bene, non e' un tastiera del Cazzo. Accontentatevi degli apostrofi, non sempre si puo' avere tutto dalla vita e gia' avete avuto l'immensa fortuna di conoscere come accadde che divenni Re di Spagna...

Il viaggio di per se', non e' nulla, e' il viaggiatore che conta... la meta poi significa veramente poco, e' il processo che ci porta al risultato finale quello che ci caratterizza pienamente: pensate ad esempio alla vita, tutta quanta, nel suo complesso: tutti moriremo (o forse sarebbe meglio dire "tutti morirete", io non so se ne ho voglia), la meta finale e' la stessa identica, ma il processo ci caratterizza per cio' che siamo e che siamo stati. Questo in ogni cosa, se non ci credete pensateci... se vi pareche la discussione stia gia' diventando troppo noiosa, non pensate, fate quello che vi pare... io, Andrea Cazzo, ho scelto di proseguire cosi', da sempre: noioso, simpatico, testardo, coglione, sfigato o intuitivo... ma sempre nel tentativo di dare i giusti nomi alle cose e comunicarle; trasmettere agli altri piccole approssimazioni a quelle che reputo verita' importanti, mi fa sentire che non spreco la vita.

Questa digressione non era necessaria: verita' piccola che vi trasmetto con piacere.

Come accadde che io e mio fratello ci dirigemmo per la Spagna? Non lo so.
Appena saliti sul treno, io e Nico ci siamo guardati, e ci siamo chiesti l'un l'altro, in sincronia: ma perche' siamo partiti?
La verita'? Non siamo riusciti a capire perche' siamo partiti, perche' sentivamo che dovevamo andare via. Ancora non lo so, perche' sono partito, e ogni volta che devo spiegarlo adduco alcuni motivi, come fa anche Nico, ma entrambi sappiamo benissimo che non e' cosi'... il motivo vero sta piu' in profondita'... e ancora non siamo riusciti a dargli un nome. Vedi cara, e' difficile spiegare, e difficile capire, se non hai... capito gia'. Direbbe Guccini.
Credo, nella mia confusione, che non si puo' dire che siamo partiti perche' l'Italia ci ha spinto via... molte cose non andavano, non ci piacevano, e' vero... ma non era sufficiente per andare via.
Non si puo' nemmeno dire che siamo partiti perche' volevamo trovare qualcosa di preciso qua: Barcellona, lo spagnolo, le mujeres, il lavoro... sono tutte cose che si possono trovare qua come altrove... ad esempio Roma, il russo, il divertimento sano, il volontariato in una ONG, potrebbero essere piani altrettanto validi.
Siamo partiti non per i contenuti che ci hanno spinto o attratto, ma per cambiare il nostro modo di guardare la vita... (sembra una frase troppo retorica e romanzata... e sostanzialmente non dice neanche un cazzo... scusate... spero che almeno un po' di verita' sia trapelata).