martedì 18 dicembre 2007

Capitolo X : X come incognita sta a incognita. Cose che capitano!

Ebbene, se vi trovate a leggere queste righe non avete perso la speranza che di vez in quando mi faccia vivo.
Questo post inizia con una premessa inutile e una storia autocelebrativa.
Premessa inutile: non ho mai capito perchè le tastiere dei portatili sono così delicate da rompersi subito, la mia tastiera scricchiola, perde caratteri e come se non bastasse la barra della lingua continua ad autoimpostarsi su un idioma che non centra niente con quello della tastiera: ditelo pure "È una tastiera del Cazzo"... no, troppo facile, la colpa non è della povera tastiera; nella mente ipercomplessa e idealista di bassa lega che mi ritrovo la colpa è dele multinazionali che fanno oggetti pessimi per costringerti a cambiarli dopo poco tempo o pagargli un pizzo simbolico che si chama "garanzia".
Storia Autocelebrativa:
A quei tempi non ero ancora re di Spagna, ma amici miei qualcosa stava cambiando nell'aria; dopo un triste Autunno di depressione finalmente stavo iniziando a risalire la china dell'equilibrio.
Il malessere era partito dal sentimento di non riconoscermi nella mia vita (nonchè da un uso smodato di cannabis che si accompagnava bene, ma anche male, a certi stati d'animo che conosciamo un po' tutti: prima di partire da casa, conoscendo me e Nico, sapevamo che il rischio era quello dello Scazzo (cioè Spersonificazzazione di Andrea Cazzo, ma anche di suo fratello), del lavoro, del rientro a casa stanco, della voglia di riposarsi fumando un po', fino a dormire e così all'infinito... mi sentivo inadeguato, pigro, frustrato forse.
Il benessere era ritornato decidendo di smettere di fumare (almeno a quei ritmi); decisione accompagnata da Nico; era ritornato dalla decisione di smettere di cercare ragazze per rifarmi del tempo perduto, dalla decisione di cercare cose in lavoro che me ne offriva altre (ma non quelle). Il benessere, come spesso accade, e anche in questo caso, era quindi legato ad un aumento di consapevolezza e lucidità: alla benemerita faccia di quelli che sostengono che più sappiamo e più siamo infelici (l'intelligenza non si usa semplicemente, il modo in cui la si applica fa una differenza enorme). Finalmente riprendevo in mano alcuni capi del gomitolo della mia vita e riuscivo a strecciare alcune cose, alcuni fili mi apparivano più netti.
Fu così che una sera uscii di casa con mio cugino (in visita/lavoro per un mese) e Joana (credo che abbiamo già parlato della ragazza di mio fratello, al massimo ci ritornerò in futuro).
Mio cugino si chiama Giacomo, ma tutti in Italia lo chiamano Cabeza, un nome che si presta tanto alla persona quanto alla Spagna. Dall'alto della mia estrema incompetenza e coglioneria stavo insegnando a Cabeza come provarci con le ragazze senza sembrare italiano (ho imparato poche cose sulla seduzione, ma credo che almeno questo mi riesce, anche perchè non sono mai stato capace di apprendere da Italiano come provarci con le ragazze). Basta questo mettersi a ballare dietro le ragazze, mezzi incurvati col petto proteso su di loro, sfiorandole con la mano sul braccio o sulla schiena: non richiama l'attenzione, non è sexi - se le donne non fossero cretine (intendo QUELLE donne, non tutte) non ci starebbero mai. Basta con queste facce struggenti, 'sti ormoni esuberanti decisamente mal riposti in scarse oscillazioni fisiche. Piuttosto concepire l'intera discoteca come un parco giochi pieno di amici dove si sperimentano cavolate varie, si abbraccia uno, si fa ballare un'altra, si gioca col cappello di un terzo... si ride e ci si diverte in sostanza; questo è un modo di mettersi in mostra vincente, leggero e che alla fine anche quando si va a casa solo ha portato ad una serata che meritava di essere passata. Cabeza come me vuole divertirsi e non si droga per andare a ballare; quindi impara veloce questa mia concezione e la interpreta bene. Ci divertiamo come matti.
Alla fine Già va a parlare con tre ragazze, mentre si svolge questo colloquio due ragazzi e due ragazze mi chiamano per fargli una foto.
Scattando le foto chiedo dei loro paesi di origine (si capisce che il loro spagnolo non è autoctono).
Quando mi rivelo, come fanno tre su quattro di loro, anche io italiano, una ragazza dice di conoscermi e in poco tempo, mentre io ancora spaziavo per le aride, immense e soprattutto desertiche praterie della mia memoria, mi dice che ha letto il mio blog. Questo BLOG!
Ma vi rendete conto ragazzi: incontrare a Barcellona, fuori da una disco nemmeno molto conosciuta, una persona che ha letto il tuo blog e si ricorda anche del fatto (il che indica che o alcune cose di queste pagine possono essere salvate o che non funziona bene il meccanismo di rimozione della mia collega psicologa, tale era o sarà presto, comunque) - e si ricorda anche della mia faccia da sbruffone con quel bel cappello alla cowboy che tengo qua, sopra questa specie di armadio orribile che avrei dovuto cambiare 5 mesi fa appena arrivato in questo appartamento (a proposto, a quanto pare presto avrò un letto leggermente più fico, WOW, le pulci saranno entusiaste). Voglio ringraziare questa nuova amica: per un attimo mi sono sentito famoso e ho capito che forse questo piccolo blog del cazzo può raggiungere più persone oltre a quelle splendide che già lo frequentano (dopo questa ruffianata guai a chi si lamenta sui tempi di aggiornamento -- e poi non vi montate la testa, stavo parlando principalmente di me stesso, eheheh). Onestamente, se non nei miei vani sogni di vana gloria, non ci avevo mai pensato.

Questo post finisce dopo una premessa inutile e una storia autocelebrativa; non abbiamo detto molto, ancora, amici miei: ma più che dirle, le cose, bisogna trovare il modo ed il tempo di farlo. Il modo di raccontarvi questi straordinari e colossali eventi che mi portarono sempre più vicino al trono di Spagna sarà soggetto al puro criterio della ricchezza e bellezza narrativa (nonchè ai limiti della mia mente pigra e malata) - il modo invece in cui riuscirò a cenare questa sera avendo trascorso molto tempo davanti a questo blog senza fare la spesa, per il momento mi resta del tutto oscuro.

giovedì 22 novembre 2007

Capitolando verso il -1: Ioni Riflessi Sul Passaggio di San Giovanni

Giochi di Parola.

Da più di un mese la mia presenza latita. Come avrete capito questo blog è una finestra, verso i miei amici, verso chi vuole sapere di me, ma soprattutto dentro di me; e come sempre ci sono periodi in cui uno non ha voglia di guardare alla finestra: periodi non particolarmente brutti, magari, ma particolarmente duri.

Mi amo, davero: sono una bella persona, fuori e dentro. Come tutti i rapporti d'amore, quello con me stesso è fatto di alti e bassi, ci sono periodi in cui vorrei starmi più vicino, conoscermi di più, vedermi nelle situazioni e ascoltarmi parlare per ore e ore; ci sono altri momenti che vorrei essere più indipendente da me stesso, sentirmi libero dalle obbligazioni che questa relazione d'affetto mi porta, emanciparmi dal "dover essere" per piacermi, e forse, ancora meglio, dal "dover piacermi a tutti i costi"; sono una bella persona, ma non faccio niente per piacermi, e per questo forse la mia relazione è un po' in crisi; come sempre faremo pace, ma ci vorrà del tempo, buona volontà e belle giornate da passare insieme: io e me.

Non ho mai dimenticato, un giorno, che vidi in tv un tizio che si comportava da scemo (si comportava, non so se lo fosse o se era pagato per esserlo). Era ospite ad uno di quei programmi di Magalli su raidue; sosteneva che correndo in un certo modo, ad una certa velocità potesse passare attraverso la gente... e si mise a dare una dimostrazione correndo attraverso il presentatore: lo mise in piedi davanti a lui e si preparò a fare qualcosa di colossale e mistico.
Mi ricordo che io, per un attimo e con una parte di me, speravo di vedere qualcosa di unico, speravo di vedere chissà cosa. Del resto stava in televisione, e forse aveva pure vinto un superpremio a qualche gioco, doveva per forza esserci qualcosa di rilevante in quest'uomo!
Si mise a correre e molto palesemente, senza nemmeno tanta arte, si scostò passando vicino al presentatore; subito dopo continuò a correre, si girò e assunse un'espressione tanto idiota quanto di trionfo, sostenendo che finalmente aveva dimostrato la sua teoria.
Quel giorno smisi di credere che la gente in tv doveva avere qualcosa di speciale rispetto alla gente fuori della tv. Nemmeno quella idiozia mi era sembrata poi degna di rilevanza, anzi mi sentivo quasi insultato perchè me la proponessero.
A distanza di molti anni, oggi ho capito che sotto c'era anche una verità più profonda, e che per questo, per anni, un banale episodio di bassa televisione mi era rimasto in testa: la gente può passarsi attraverso.
Io sono uno che passa attraverso. Non lo so come faccio, ma il mio stato d'animo è una cosa che passa attraverso gli altri. Se mi scazzo, dilaga lo scazzo, se sono contento la gente è allegra... e non si tratta del modo in cui percepisco il mondo, questa è una variabile che calcolo: si tratta proprio del fatto che la mia vita è così: passo in mezzo agli altri e non lascio un segno indelebile, non li cambio in profondità, non diventano radicalmente diversi; il mio passagio è un passaggio velato, morbido, sinuoso -- entro facile, porto cambiamenti abbastanza forti ma temporanei; me ne vado e non ci sono più, non c'è il mio segno... col tempo si nota appena che sono passato.
Sono come una nuvola che può cambiare il colore alla terra, senza toccarla mai.

Forse in tanti l'hanno provato e altrettanti penseranno a queste righe come a un turbamento fin troppo giovanile: in realtà qanto appena detto non si può assolutizzare, ne estendere a tutto me stesso, e questo rivaluta ampliamente la questione, ma il fatto è un altro: il problema è che anche su me stesso ho lo stesso effetto.
Ho la forte impressione che passo su me stesso senza cambiarmi: sono lo stesso coglione, pigro, pensieroso, troppo pensatore e poco voglioso di rischiare davvero le parti migliori di sè - quelle non sono mai in gioco...

Ci sono 4 caratteristiche di me che mi piacciono in particolar modo, ma sono una dannazione:
- mi piace essere vittima
- sono coraggioso
- la terza è che in realtà le caratteristiche sono due ma io ho voluto dire che sono 4; e questo prendermi/vi per il culo è la terza caratteristica che mi piace... solo non so come definirla (capacità di fare ironia e di farsi capire senza essere chiari necessariamente...)
Queste caratteristiche... sono le caratteristiche di due tipologie principali di individui:
- i rompipalle
- gli eroi
Tra di loro, queste due tipologie sono molto vicine; solo che gli eroi sono affascinanti, i rompipalle no.
Purtroppo non sono affascinante, se non per me stesso.

domenica 30 settembre 2007

Capitolo IX, Puntuale?

Puntuale come l'attacco di colite dopo che bevo un caffe, arrivo a scrivervi queste riflessioni.
1) Mi sono accorto che nella mia vita sono sempre arrivato tardi. Sono arrivato tardi alla mia laurea, a tutti gli esami, al lavoro, alle lezioni... a molte altre cose che per il rispetto della legge sulla privacy (scusate se mi esce spesso questa espressione, ma viene dal lavoro che faccio) non posso riferire. Felice: mi rendo conto che ci sono ancora delle cose da imparare; infelice: perchè tutti hanno sempre dei consigli da darmi e mi trattano come uno che non capisce se stesso (cioè un Cazzo)?
2) Ieri ho baciato l'ennesima ragazza (sono stato uno scemo, stavo in una disco stupenda prendendo a spallate la gente con Nico e ridevamo come matti e dopo solo 15 minuti sono uscito, senza neanche fare la consnumazione, per farmi sbaciucchiare tutta la notte da questa piccola spagnola tutto fuoco e niente sesso -qua si chiamano "scalda cazzo" -calienta polla- le ragazze che si comportano così - non mi piace scrivere parolacce sul Blog -ma "scalda Cazzo" è l'espressione perfetta, come potrete immaginare, per una serie di motivi).
Perchè arrivo sempre al bacio ma mai oltre? mi è capitato circa una diecina di volte in 2 mesi che sono qua. Ragazze, aiutatemi, spiegatemi cosa non va nei miei feromoni' Emano un odore che non attizza? Ho le mani fredde? In realtè credo sia perchè sono carino, ma non bello, e quindi fisicamente non le faccio andare fuori di testa. In aggiunta sembro sempre totalmente scemo e non si sentoi propriamente a loro agio. In genere i miei approcci sono:
"Hola, quieres besarme?" - ciao, vorresti baciarmi?
"Hola, mi hermano me ha curtado il pelo muy mal y soy muy feo, pero si accostrumbra el ojo te va gustar un monton, te lo juro!" -Ciao, mio fratello mi ha tagliato i capelli molto male e sono molto brutto, però se abitui l'occhio ti piacerà un sacco, garantito!"
I:"Hola, que tal?" C:"Bien, ¿de donde eres?" I:"De Italia" C:"¿Estudias aqui o trabajas?" I:"Trabajo" C: "In que trabajas?" I:"Mato la gente"... y sigue asì... -
Io:"Ciao come va?" Ragazza:"Bene, di dove sei?" I: "Italiano" (a questo punto commenti sugli italiani a non finire, di solito) R: "Studi qui o lavori?" I: "Lavoro" R: "Che lavoro fai?" I"Uccido le persone" ... e continua così...
Questi sono alcuni esempi dei miei approcci; in genere ci spisciamo dalle risate, io, mio fratello, Pepe e altri amici e compagne di casa, ma alla fine rimane un po' di amarezza, perchè oltre alle cazzate non so dire altro e sempre ritorno a casa solo e sconfitto.
3) In questo periodo della vita sto prendendo una decisione molto importante: forse mi fermo qua a vivere per un periodo. Perchè? Perchè si vive meglio. Al lavoro mi presentano continuamente molte opportunitá, mi pagano meglio, e posso fare esperienze di viaggi ed inncontri sempre nuovi. In italia la gente pensa che Milano è una bella cittá perchè ti offre opportunitá lavorative. Bene, metteteci più equita nel trattamento lavorativo, aggiungete bbirre con amici e compagni di lavoro, ragazze stupende da ogni parte del mondo, gente che canta per la strada e un pizzico di sale in più e avrete Barcellona. Mi manca mia sorella, mi mancano la mia famiglia, i miei amici... ma sono giovane e qua le forze che spendo vanno ricompensate meglio, certo, se tornassi a vivere in Italia, potrei costruirmi, col tempo, un futuro più certo, di la... Ma ho ventisette anni e mi hanno già devastato, tolto l'entusiamo e la voglia di emergere, in Italia, dovrei spendere quell'ultima parte di gioventù ed energia che mi resta in quel paese... Non so, vorrei tornare, ma credo che mi pentirei per il resto della vita...
Mi dispiace, ma devo fare un paio di telefonate e devo chiudere qui le mie riflessioni... in ogni caso almeno uno dei punti che avevo preannunciato (quello sui miei approcci) è stato parzialmente spiegato. Vi auguro una giornata col sorriso sulla bocca, le mie ne sono piene.
Besitos, Andre.

martedì 18 settembre 2007

(Per i lettori piú attenti)

Cari lettori, oramai siamo arrivati ad 8 fantastici capitoli della nostra vita in Spagna, le cose da dire si accumulano ma il tempo per cenare ed uscire a farmi una birra (nella speranza che ci siano ancora abbastanza turiste in giro) si riduce. Voglio solo anticiparvi e appuntarmi qui di seguito -pertanto- cosa ci attende nei prossimi capitoli:
-i miei compagni di casa (la familia chaparritos)
-il mio lavoro da super eroe delle stampanti
-una spiegazione esausta ed esaudiente del perchè non mi reputo gay ma gli altri lo pensano
-perchè dico alle ragazze "Ehi, sono brutto, ma puoi abituarti, sai? Non potrai piú farne a meno!"
-la storia esilarante della mia vita sessual-affettiva in quel di Spagna (vedi anche punti 3 e 4)
-riflessioni sulla vita
-varie ed eventuali

Bene, il locutorio sta chiudendo e nessuno a casa mia ancora si preoccupa per me...
un saluto,
Andre.

Capitolo VIII, Progetti...

Dalla prima lettera di Andrea Cazzo ad un Amico:

Progetti?Indovinato, non ne ho. O almeno non nella loro eccezione classica di qualcosa che va avanti nel futuro. Come mi ha sempre insegnato in tutta la vita a veder meglio le cose, anche in questo caso la mitica frase del Buddha "There is no way to happiness, happiness is the way", mi sta aiutando.Non ho la minima idea di dove andrá a parare la mia vita, ma per la prima volta dopo decenni questo non mi mette paura: perchè? Perchè sto investendo bene il mio tempo: sto viaggiando, sto conoscendo gente, mi sto mantenendo (si fa per dire), sto vivendo con mio fratello e "NON" litighiamo mai, sto imparando una lingua, sto imparando come relazionarmi con le persone e con le donne, e mi sto divertendo nel farlo. Per ora non ci sono obiettivi, sono tutto concentrato a vedere quello che mi corre sotto i piedi e capire il piú possibile di questo, perchè c'è molto ancora da capire; dopo tanti anni sento che finalmente sto imparando di nuovo, la vita mi sta facendo crescere di piú... e siccome sono un narcisista del cazzo e mi piacevo giá prima, ora aspetto con ansia di vedere quello che posso ancora diventare in più (o anche solo di differente - ma non credo in meno - o non voglio crederlo).Quindi fanculo tutti quei momenti in cui mi sono messo a piangere, fuori o dentro, per essermi sentito dire: ma è possibile che tu non abbia idea di cosa vuoi fare nella vita? IO VOGLIO FARE LA VITA, non voglio farci niente perchè fare qualcosa con la propria vita è ridurla ad un fine; ma chi ce lo chiede di ridurla? Come si puó prendere una cosa vasta e ricca come la vita e FARNE qualcos'altro? Io non la voglio ridurre, la voglio vivere, capirla, goderne, crescere con il tempo che passa e guardarmi indietro ridendo di gioia: proprio come faccio ora (ed i miei compagni mi reputano cocainomane o matto totalmente per questo: ma dicono tutti "sei matto di una pazzia buona, sai").Ecco cosa penso ora della mia vita, fino alle ore 8.53 p.m di martedì 18 Settembre.

Dalla seconda lettera di Andrea Cazzo ad un Amica:

Giá, ecco cosa penso ora, cara Ale.E penso che tutti questi problemi non dovresti porteli, ma te li poni, perchè sei una ragazza matura, come se incontrano poche alla tua etá... e sono contento che sei venuta a parlarne con me.Quante volte mi chiedo e soprattutto mi SONO chiesto le stesse cose. Però ho sempre pensato una cosa: non è importante quello che si decide, ma come lo si decide, quanto ci sembrano buone le nostre stesse motivazioni, perchè in questa maniera un domani non finiremo per pentircene.Allo stesso modo a te, e a tanti miei amici che sono sempre indecisi sull'andare o sul restare, in tante cose della loro vita voglio dire che non è "andare" o "restare" la scelta che devono prendere, ma piuttosto "Dove sto mentendo a me stesso? Dove mi sto raccontando delle bugie, dove sto mettendo la testa? Sotto la sabbia, troppo in alto, sto guardando davanti o dove cammino?" Se ci faciamo queste domande (ora mi sento come il prete la domenica alla messa, pèrò) alla fine, piú che la scelta, abbiamo giá fatto tesoro della possibilitá di scegliere: qualsiasi scelta sbagliata non sará una perdita totale, qualsiasi scelta giusta non andrá sprecata.Venire in Spagna per me è stata la scelta giusta. Non so se rimanere sia la scelta giusta, ma finchè riesco a sorridere contento della mia vita vuol dire che sto imparando e posso essere tranquillo.

mercoledì 29 agosto 2007

Capitolo VII, Pepe

In Spagna si usa la parola "tio", che letteralmente significa "zio", per indicare generalmente un "tizio" oppure un "tipo".
¿Que pasa con tigo, tio? -- equivale per esempio al nostro marchigiano "oh (tizio), che te piglia?"
Pepe é proprio un "tio", nei due sensi del termine, é un tio perché "é un tipo", ma anche perché é un po' come uno zio per tutti noi.
Lui ha preso in affitto, qualche anno fa, l'appartamento in cui viviamo e l'ha trasformato, da ospizio che era, nel "piso de puta madre" in cui viviamo. Per fare una buona festa, bisogna trovare la gente giusta, organizzare bene... etc.. etc... Allo stesso modo per vivere bene in una casa bisogna che ci siano delle regole ben pensate e qualcuno che abbia il coraggio di prendere decisioni ponderate che non creino rancori. Pepe é quel genere di persona che sa organizzare bene le cose, sa quando essere transigente, quando pignolo, e quali regole applicare. Mi incanta vedere gli occhi svegli di questo messicano di 28 anni, mentre aggiusta la play station (parlandole in messicano), o tira fuori un proiettore che ha preso con un'offerta (e ci vediamo tutti uno splendido film in cinese sottotitolato in spagnolo) o riesce a sistemare una certa camera per creare piú spazio. Questo ragazzo ha viaggiato piú di tanti altri e conosce il mondo. Sa divertirsi e non si perde mai: se usciamo e ci ubriachiamo tutti, lui é quello che si ricorda chi non ha ancora pagato la consumazione e chi l'ha fatto.
Nonstante il mio carattere sia quello di un tipo orgoglioso, desideroso di stare al centro dell'attenzione e di giocare al leader, lascio volentieri a Pepe la gestione della maggior parte delle cose, aiutandolo quando posso, per me questo significa molto, significa riconoscere che qualcuno puó ancora insegnarmi qualcosa - e mi costa.
Quando vado in discoteca, Pepe individua una ragazza carina e mi dice: provaci con quella quando te lo dico io. Poi ad un certo punto dice: ora, quella ragazza in 5 minuti bacierá qualcuno, é nella condizione mentale giusta. Puntualmente ha ragione. (Puntualmente quel qualcuno non sono io, perché non sono in grado di provarci).
Pepe é fidanzato con Barbara, una ragazza stupenda da tutti i punti di vista, che viene dalla Slovenia, ed insieme sembrano quasi i genitori della casa. Con me, che sono molto piú adulto degli altri, e che vengo da esperienze differenti da quelle che si possono obiettivamente accumulare intorno ai 19/20 (etá di molti nella casa) c'é una relazione di amicizia particolare. Pepe e Barbara sanno che possono contare su di me (e su Nico altrettanto, anche se, come ho giá detto la sua presenza nella casa é meno marcata, per il lavoro e le uscite con Mireya) e io su di loro: parliamo della mia vita, di come dovrebbe cambiare, di come dovrei cambiare io, e entrambi, ognuno a loro modo, mi danno una mano (senza darmelo a vedere, ma me ne accorgo fin troppo facilmente); parliamo della casa, del lavoro, di come potremmo sistemarci tutti un po' meglio... si scherza sempre, ma il tono del discorso rimane alto.
Ci mancano gli amici (sí, ci mancate, caproni!!!) e ci manca la famiglia -veramente tanto, mi perdo nelle mie giornate a pensarvi e a parlar di voi a quelli che conosco, in particolar modo la mia piccola Benny la conoscono giá tutti- peró, con la nostra faccia da schiaffi, la nostra stupiditá, i nostri battibecchi e cazzate varie, con la nostra spontanea umanitá (del non far mai del male a una mosca ma giocarci sempre) io e Nico ci siamo giá ritagliati qualcosa, che senza retorica, possiamo definire casa.

domenica 19 agosto 2007

Esercizi di Spagnolo

Nell'attesa del prossimo post allego il testo di una canzone in spagnolo che potete utilizzare per esercitarvi nella traduzione (visto che il testo é abbastanza facile). Questa canzone é una di quelle che fanno da colonna sonora a molte nostre giornate, perdipppppiú.

Incollo qui di seguito link di youtube e del testo:
http://www.youtube.com/watch?v=jexZBDQp_YA
http://www.seeklyrics.com/lyrics/Ska-p/Legalizacion.html

Capitolo VI, El piso compartido

Allora, giunti a questo punto, da bravo scrittore quale sono (ho sempre aspirato ad essere bravo almeno la metá di quanto sono bravo, ma questo ha soltanto dato adito all'insorgere di paradossi...) sono costretto ad inserire nel testo una pausa narrativa dove si discute di cose del tutto irrilevanti al fine della narrazione. Le suddette pause sono bensí 2, consecutive pergiunta, subito dopo passeró a descrivervi il nostro piso.

1) Pausa 1: Mi scusi il lettore se alcuni ricordi ed eventi narrati su queste pagine sembrano discussi in maniera eccessivamente sommaria, ma la narrazione in genere é spostata di qualche settimana rispetto al momento in cui sogliono occorrere i fatti descritti. Sebbene perdiamo il vantaggio di avere una narrazione in tempo reale dei prodigi che condussero la mia eccelsa persona ad occupare il maestoso trono di Spagna; sebbene molti particolari vanno soffocati nello sforzo rievocativo: come scrittore ho l'opportunitá di riflettere piú a lungo sulle cose mi accingo a riportare - in questa maniera, evito ad esempio di dire che un certo tale dispone di questa qualitá, e smentirmi poi il giorno successivo - se pensate che molto spesso taluni e talaltre si conoscono sotto effetto di alcool o hachis, non avrete molta difficoltá a capire che i giudizi possono rivelarsi sbagliati perfino se formulati dall'esperto occhio di uno psico-loco.
2)Pausa 2: sto imparando lo spagnolo ad una velocitá incredibile perfino per un italiano (si sa che per noi é piú facile per via della somiglianza). Moltissime persone che conosco ogni giorno mi fanno i complimenti e non riescono a credere che sono qua da solo 4 settimane senzaaver mai studiato prima questo idioma. Di pari passo sto rafforzando la mia pratica dell'inglese (il mio terzo flirt ad esempio é stato con un'inglese, il quarto tambien). Molto piú velocemente peró di quanto avanzo in queste lingue, arretro con l'italiano. Non ci posso fare niente, i verbi si somigliano e si confondono, le strutture delle frasi si invertono, la linga ci plasma piú di quanto possiamo plasmare la nostra lingua (anche se io riesco a mettere la mia a forma di U).

Basta fine pause. Torniamo al Piso de puta madre.

...e cosí eccoci qui, potete vederli anche voi, se ci pensate un attimo, i due fratelli Bianchi, aiutati da Anto, che si mettono sul web ed iniziano a cercare casa... mandano qualche e-mail, fanno qualche telefonata, finiscono a vedere stanze in appartamenti improbabili...
Tra gli altri, quelli che riesco brevemente a ricordarmi:
1)una coppia sposata di russi che cercava di adottarci a pagamento (lavavano, cucinavano, stiravano, ordinavano... il tutto ad un affitto basso, ma che a loro sarebbe servito per tirare avanti in questo cazzo di mondo -e credetemi, non é il mondo del Cazzo- dove una coppia deve vivere lontano migliaia di km dai propri figli ed affittare la propria casa ad estranei per tirare avanti). Io e Nico provavamo, dal punto di vista umano, il forte desiderio di renderli felici, ma vivere con una coppia 50nne di russi non era la nostra idea di viaggio in Spagna.
2)un cretino spagnolo, credo, che non ha avuto il coraggio di dirci che voleva una ragazza in casa (per farsi le pippe pensandola - vista la sua faccia non poteva fare altro, sono sicuro) insieme ad un ragazzo, ma che non fossero una coppia (tanto, se li hai trovati, lei sta giá facendo all'amore col tuo compagno di casa, sfigato!!!). Dopo averci fatto sfumare altri appartamenti, dato l'indirizzo di casa sbagliato, etc... etc... siamo stati a vedere la casa (messa molto bene, nuova) e dopo 20 minuti che eravamo lá, guardando la mia barba, ha detto "ah, ma non sei una ragazza, io credevo che quello con cui ho parlato dovesse venire con sua sorella!!!" "Non sai quanto vorrei essere una ragazza, mi toccherei tutto il giorno le tette..." gli ho risposto, citando un comico ancora piú sfigato di me.
3) Un francese e due messicane che ci volevano affittare una stanza senza peró averlo detto a quello che ci stava vivendo. Non so se avete capito: volevano mandarlo via, hanno messo l'annuncio, hanno fatto venire gente senza dirglielo... etc... solo che io e Nico abbiamo combinato un casino... siamo arrivati con un'ora di ritardo... abbiamo suonato e ci risponde il tizio della stanza: "chi é?" - "Siamo per la stanza in affitto" - "stanza in affitto?" - "Non avete messo un annuncio su internet per una stanza in affitto?" - "no" - "sicuro? controlla meglio, abbiamo parlato con Carla" - al che il tizio si rivolge a Carla "Carla abbiamo una stanza in affitto?" - Carla: "no, peró falli salire lo stesso..." Vi risparmio il resto del pomeriggio...

Fin da subito un appartamento ci aveva colpito enormemente piú degli altri: grande, pieno di gente che viveva in totale libertá (chi mangiava, chi fumava, chi dormiva sul divano, ragazze scosciate dappertutto), e soprattutto con dento un tipo che meriterá un posto a sé su questo blog: Pepe.
Non potete immaginare la felicitá quando Pepe ci ha ricontattato dicendoci che potevamo far parte dell'appartamento (anche perché le cose si mettevamo male - non riuscivamo a trovare appartamenti dove prendevano due uomini contemporaneamente, in genere tutti buscano una chica).

El Piso Compartido: Tutti quelli che passano per il nostro appartamento ci dicono che siamo come nel film "el piso compartido", in italia uscito col nome di "l'appartamento spagnolo". Non so, non l'ho visto.
Al nostro arrivo vivevamo con: un messicano, una slovena, un canadese, una irlandese, due ragazze francesi e un ragazzo di Madrid, in piú abbiamo ospitato gente da diverse altre parti del mondo, anche 4 italiani che proprio ora stanno per tornarsene a Genova... tipi in gamba, fuori dal classico stereotipo di italiano.
La camera mia e di Nico é molto grande, 32 mq, in particolar modo se paragonata alla normali abitazioni di qua... iniziamo subito a mettere a posto le cose (poche) che abbiamo negli zaini e a ridistribuire un po' il mobilio.
"La bienvenida de la casa."
La sera ci fumiamo un po' di maria con Pepe (lui non fuma, di solito, ma se fa una cosa la fa fatta bene, e tira fuori il kit del piccolo cannaiolo con della maria da urlo), parliamo un po' della nostra vita, delle nostre intenzioni, di dove, come e soprattutto che cosa ci piacerebbe fare. Cosí, nella condizione in cui viviamo io e Nico, é difficile riuscire a capire chi siamo, perché siamo qua... ma se ne parla. Pepe dice, passando la canna "La bienvenida oficial de la casa".
La mattina (12, circa) mi alzo e vado in sala; sul divano ci sono Dani (il ragazzo di Madrid che vive con noi), Maty (un suo amico canadese) e Olympe (una delle due francesi).
Maty e Hola-mp sono visibilmente segnati dall'alcool della sera precedente. Dani mi si presenta (ancora non lo avevo incontrato) e mi dice: "andiamo a fare colazione".
Andiamo io, Dani e Maty: si parla un po', come la sera prima, si stringe subito una complice amicizia tra me e Dani... e in un ora circa ci beviamo piú di un litro di birra a testa per colazione.
Da questa seconda bienvenida, si officializza la mia vita nella casa.
Legheró molto con Dani, di Madrid, ma se ne va soltanto 5 giorni dopo lasciandomi in regalo 3 magliettine da fighetto, sapendo che io purtroppo non ne ho molte. Dani ha una ragazza a Madrid, ma é troppo figo, e le donne gli ronzano attorno, non volendo l'ha giá tradita due volte... ora peró mi dice che ha parlato con un tale che gli ha aperto la mente e non lo fará piú... Boh... mentre mi parla io penso a tutta "la signora Gnocca"che questo tipo vede passare... AAARRRGGHHH!!! Lobotomizzatemi o castratemi!
Mi regala anche il suo trita maria... un ragazzo davvero buono e sveglio, dopo 5 giorni di amicizia, quando si prepara a partire, so giá che mi mancherá molto.
Anche Nico, che nel frattempo ha frequentato molto piú Mireya che la nostra casa con compagnia annessa, sente fin da subito la mancanza di Dani e mi dice: "conosceremo migliaia di persone qua, e ne abbiamo lasciate altrettante; non possiamo fare cosí per uno che conosciamo da 5 giorni." Ma né io né lui riusciamo ad essere allegri quella notte.

Nel prossimo numero troverete una descrizione dettagliata di Pepe e gli altri. Non perdetelo!

domenica 12 agosto 2007

Capitolo V, Qualcosa di... spettacooolareee! Parte II

...segue da ieri...
Allora, stavo raccontando che, tornando a casa, abbiamo fatto qualche cocktail sul treno. Qua in Spagna si incontrano spesso ragazzi che comprano alcool e bevande varie e si mettono a fare cocktail per la strada, nonostante sia proibito. Perché capita questo? Perché in Spagna probabilmente non é forte come in Italia la presenza di una certa mentalitá perbenista: qua il ghiaccio per i cocktail lo vendono nei supermercati che stanno aperti 24 ore su 24!!! Non so se mi spiego: 24! su 24!, qualsiasi sia la tua emergenza alcoolica, avrai una risposta definita e ben confezionata. Lo stesso dicasi per la facile reperibilitá e possibilitá di consumo di droghe leggere.
Bene, siamo sul treno, abbiamo passato una spledida serata, come una sorta di pic-nic tra amici pieno di giochi e di "fai pure tutto quello che ti pare, nessuno ti considera un cretino" - io, giá da qualche ora non sono piú capace di muovere il collo a causa di una piramide umana malriuscita - e ridendo e scherzando, ci ubriachiamo tutti completamente. Arriviamo a Barcellona, facciamo un giro per la cittá (mi perdonino, i lettori,ma non mi ricordo molto dove siamo stati, solo che ho conosciuto due ragazze italiane per la rambla, un po' frigidine - italiane -, e un mezzo punk-fattone con cui ho stretto amicizia perché gli ho lasciato il posto per pisciare dopo di me) e arriviamo fino a Barcelloneta.
A quel punto inizio a ricordarmi qualcosa: bagno nudi a Barcelloneta, e collassamento sulla spiaggia (Vincent mi guarda la faccia, legge l'espressione forse sto per vomitare, mi sposta la testa verso il lato in cui non sta lui... comunque non vomito, ehi, sono un uomo di mondo, non faccio certe cose!!!) - saranno state circa le 3.
Il viaggio "dentro" Barcellona prosegue (presto allegheró foto) fino al punto in cui incontriamo una comitiva di una trentina di persone riunita intorno ad alcuni ragazzi che con chiatarre e ogni sorta di strumento di accompagnamento suonano musica cubana. Anto io e Mireya decidiamo di fermarci lá: il ritmo, la vitalitá (leggermente appannata da una vena di malinconia e stanchezza) e l'euforia collettiva sono al massimo... e cosí passiano altre ore cantando. Trovo anche un tizio che mi vuole vendere della Maria a 20 euro. Glie ne do 10, considerando qualitá e quantitá ci guadagna leggermente lui, ma solo perché non sa che sono italiano, altrimenti me ne avrebbe chiesti 30, visto che in Italia il fumo non esiste "de calidad y barato" - e qua lo sanno benissimo a cosa sono abituati gli italiani.
Chiaramente, quando arriviamo a casa, Anto non vuole dormire e mette un po' di musica, ci fumiamo un sigaro... beviamo qualcosa, parliamo fino al letto (a tutti quelli che sostengono che sono gay: ho dormito per due settimane con un uomo, contenti!)... fortunatamente porto sempre con me una boccetta di etere quando devo far serata con Anto.
Questa, grosso modo, é una serata a Barcellona: ne ho avute di molto migliori, come quella in cui ho flirtato con due ragazze (ebbene sí, strabuzzate gli occhi) - peró questa mi sembra abbastanza rappresentativa perché contiene viaggi, bagni, giochi, alcool, fumo e soprattutto tanta musica.
Tempo scaduto, devo chiudere qui. Un saluto.

sabato 11 agosto 2007

Capitolo V, Qualcosa di... spettacooolareee! Parte I

Barcellona é, qualcosa di... SPETTACOOLA-REE!
Giá, questa frase, che il mio grande amico Anto ripete fino allo sfinimento, riassume bene la sensazione che si prova a condurre la vita in questa remota parte dell'universo.
Un amico spettacolare:
Anto, con la sua personalitá istrionica, capace di fare tutto, sarebbe capace di intrattenere una conversazione con un delfino parlando tranquillamente la lingua dei delfini dopo averla ascoltata una sola volta; direbbe cose sensatissime, per giunta, come ad esempio: "ho sempre apprezzato la capacitá di voi delfini di dormire con un emisfero cerebrale alla volta, che ne dice signora delfina, ci facciamo una dormita insieme?"... successivamente passerebbe a cantare, accompagnandosi con la chiatarra, l'inno nazionale dell'orgoglio delfino. Eviterebbe, con molta delicatezza, di parlare di tutti i piatti a base di delfino che conosce e con quale vino possono essere accompagnati. A volte Anto fa delle cose che mi fanno incazzare un mondo, una tra tutte: ti interrompe mentre stai facendo un discorso serissimo per farti osservare la rotonditá di una certa colonna (che i barboni poco prima hanno usato per grattarsi il culo, alla maniera degli orsi). Puoi anche rispondergli: "Ma cazzo, io ti sto parlando del problema del Cazzo della mia vita del Cazzo e non saró mai piú capace di esprimerlo cosí bene...!"
Ridendo, Antonio ti risponderá: "Sí, ti stavo ascoltando, peró mira... non é davvero sensazionale la rotonditá di quella colonna?".
Al di lá dell'immensa stima, delle incazzature, al di lá del bene e del male, del big bang e di ogni altra cosa posso pensare per riempire un po' queste righe, mi chiedo spesso cosa mi lega cosí fortemente al mio amico Anto, credo sia l'amore per la vita e una certa capacitá di confrontarcisi sopra sullo stesso livello, pur da esperienze differenti. Persone che rivestono questo valore, persone con cui posso condividere quello che io chiamo "nobiltá e ironia nella vita", possono fare dei giri lunghissimi, ma rimarranno sempre nell'orbita dei miei interessi e del mio desiderio di condividere esperienze con loro.
Una giornata spettacolare:
Nel poco tempo che mi manca, vorrei raccontarvi di una parte dell'uscita a Sitges, capitale mondiale dei gay! Questo perché intendiate, da un piccolo squarcio, come si vive qua, giorno dopo giorno, tutti i giorni!
Bene: io, Nico, Anto, Vincent, Davide Braca, Laura, Mireya e Luis siamo andati un giorno a Sitges, cittá balneare dove risulta particolarmente difficile incontrare un uomo che non stia tenendo per mano un'altro uomo (e "un'altro" lo lascio volentieri con l'apostrofo).
Dopo aver fatto il bagno (se non mi imponevo con la forza Anto ci portava a Siviglia, a forza di camminare sulla spiaggia per trovare un posto migliore) e mangiato la splendida insalata di riso che ci eravamo portati, abbiamo lottato sulla spiaggia, fatto piramidi umane, capriole varie, cavalcato le onde del mare che era abbastanza mosso. Verso le 20, Luis si spoglia completamente e si tuffa in acqua. Nico lo segue a ruota. Vincent, nel suo francese dice qualcosa come "ah, se la mettiamo cosí..." e si tuffa nudo anche lui. Nel frattempo, senza lasciare la sigaretta, anche io mi trovo nudo tra le onde, preceduto solo da qualche secondo da Vincent. Quando mi giro, tutta la compagnia, uomini e donne stanno facendo il bagno nudi. La sensazione piú bella: il culo nudo sulla sabbia di Sitges nel bagnasciuga.
Nel ritorno a Barcellona prepariamo quelli che si chiamano bottellon (peró non so come si scrive). Sostanzialmente ci alcolizziamo senza dare troppo nell'occhio, perché é vietato bere alcool, specialmente da bottiglie, per la strada.
... il tempo sta scadendo... continua e finisce nella prossima puntata...

venerdì 10 agosto 2007

Capitolo IV, In viaggio con un padre minore...

Dopo 3 settimane di vita Barcellonese, alcune cose iniziano a delinearsi come fortemente caratteristiche del nostro viaggio. Ció che andró a raccontare in 18 minunti (prima dello scadere dell'ora di internet che ho pagato) é forse la piú significativa di queste.
Fin dal nostro arrivo a Barcellona, precisamente da quando abbiamo incontrato quelle ragazze italiane sul bus, abbiamo rivelato a moltissime persone che io e Nico siamo fratelli: su un centinaio circa di persone che abbiamo conosciuto, ne ricordo sí e no una che non si é meravigliata (una tizia che secondo me, tra le altre cose, é fortemente malata di testa).
Tutti non riescono a credere che siamo fratelli, ma la cosa interessante non é questa: quando chiediamo di stimare la nostra etá, tutti sostengono con determinazione che Nico é il piú grande dei due e ci attribuiscono mediamente 25 anni (Nico) e 22 anni (io, Re di Spagna). Questa cosa diciamo che accade mediamente 2/3 volte al giorno e non potete immaginare come si incazza ogni volta Nico.
In mezzo alle mie risate e alle mie battute sul fatto che é vecchio, Nico comincia allora a dire che in effetti lui sembra il piú vecchio a causa del fatto che io sono irresponsabile e collone (spagnolizziamolo) all'ennesima potenza: chi mi vede non puó pensare che una persona matura dica e faccia quello che faccio.
Ultimamente, per concludere il discorso, Nico adotta la frase "Che ci vuoi fare, é dura portarsi dietro un -figlio maggiore-".
La veritá é che, dietro lo scherzo, devo molto a Nico: é stato lui a portarmi qua, credendolo opportuno per me... e ha proseguito per tutto il nostro viaggio sempre aiutandomi in ogni minima cosa; ad esempio, sarebbe stato 100 volte piú facile andare in 2 appartamenti divisi, per lui... perché qua se ne trovano solo con 1 posto letto... eppure, ha tirato un po' la cinghia, abbiamo cercato un po' di piú e non mi ha lasciato da solo nella cacca. Quando mi sono finito i soldi (troppo presto!!!), abbiamo iniziato a compartire i suoi come se fosse la cosa piú naturale del mondo (chiaramente i suoi sono calati con la stessa velocitá con cui sono finiti i miei, peró lui ne aveva di piú). Come esempi spero che rendano abbastanza, almeno per chi conosce Nico. Non so quante cose troveró in questo viaggio, ma sono sicuro che probabilmente la piú importante è proprio questa: la possibilitá di vivere un esperienza di vita con mio fratello, con cui condivido la stessa visione "buona-ingenua" del mondo e di poter, un giorno, trovare il nostro legame rafforzato come da sempre necessitava di essere.
Compartire in Spagna é il termine che si usa per "dividere".
Scherzando in molti, specialmente i nostri compagni di piso, ci dicono, los hermanos "compartidores" blancos, perché dividiamo praticamente tutto, perfino il letto su cui portare le ragazze (in realtá il letto sarebbe il mio, visto che Nico dorme tutto il tempo sull'altro e poi quando arriva la sua chica vanno su quello dove dormo io...)...
In una cittá piena di particolaritá come Barcellona la gente si meraviglia di incontrare due fratelli che vivono anche come due amici: non mi sono ancora abituato a questa reazione.

mercoledì 8 agosto 2007

Capitolo III, Buscando piso e trabajo

Se non ricordo male avevo interrotto la storia a tre settimane fa, cioé la sera in cui siamo arrivati ed abbiamo ricevuto fin da subito un accoglienza decisamente umana.
Beh, da allora Barcellona per noi ha sempre significato qualcosa di simile: conoscere ragazzi e ragazze, uscire con loro, conoscere altri ragazzi e altre ragazze, uscire... uscire e conoscere, conoscere e uscire; tutto questo sempre supportati da un alimentazione composta per l'80% da cerveza (che a sua volta nel 90% dei casi é l'Estrella, la birra che gli spagnoli fanno a finta di saper fare... sulla birra e in genere sui costumi spagnoli ci sono cose interessantissime da dire, ma visto che ora ho poco tempo e sarete curiosi di sapere come se la passarono los hermanos blancos in questi primi giorni sono costretto a rimandare).
Il giorno successivo al nostro arrivo ci recammo en La Floresta, dove aveva vissuto Nico e dove teneva la famosa moto che doveva accompagnarci per il giro di tutta la Spagna. Come prevedibile, stando ferma per due anni, la moto aveva tutte le guarnizioni di gomma secche, perdeva olio e da quanto ho capito da discorsi tra Nico e Gunther, non partiva per un problema di elettrico.
Ho anche inteso la parola "multa"... ma poi per fortuna abbiamo scoperto tutti insieme aprendo la busta che la multa non era tanto alta e si riferiva alla macchina, tuttora parcheggiata a Siviglia (forse) e che si tratta di qualcosa come il rinnovo del bollo... o altro... boh...
Bisognava prendere una scelta, poiché il nostro viaggio per la Spagna, in cerca di particolaritá e differenze nella nostra vita, aveva giá incontrato un cambiamento. Ragionando un po', abbiamo deciso di darci i seguenti obiettivi a breve termine:
1) Conoscere delle ragazze
2)Approfondire la conoscenza delle suddette ragazze
3)Riparare la moto di Nico, per evitare di buttarla o venderla a costo 0.
4)L'obiettivo 3, implicava la permanenza a Barcellona e la ricerca pertanto di un appartamento.
5)L'obiettivo 4 implicava la ricerca di un lavoro che potesse garantirci la giusta fonte di approvvigionamento fintanto che stavamo a Barcellona.
6) Nel mio caso il lavoro doveva possedere 2 requisiti: uno stipendio minimo di 800 euro e la possibilitá di apprendere il castillano (meglio se anche il Catalano).
7)Ultimo e piú importante obiettivo: realizzare i punti 3,4,5,6 senza che questo compromettesse in alcun modo ed in alcuna misura gli obiettivi FONDAMENTALI 1 e 2.

A distanza di tempo, posso dire che tutti gli obiettivi (salvo il 3) sono stati pienamente realizzati da me e da Nicola. Ma questa é un'altra storia che vi racconteró con molto piacere tra qualche giorno... e credetemi, vi piacerá...

Purtroppo la sessione di internet sta per finire e devo ancora spedire un paio di mail... un saluto dal centro di un mondo parallelo, con Affetto,
Andre.

mercoledì 25 luglio 2007

Allegato I, foto-testimonianze

Da sinistra: Pedro, Edu, Laura, Mireya, Nico e Vincent (parte del gruppo "amici del Cazzo" a Barcellona)






Nicola (Piergi) alla fontana del Montjuic








Felicità ed allegria prima del viaggio! (Forse anche l'ultimo momento di sobrietà che abbiamo passato)






Capitolo II, Partenza-Arrivo

Ed il treno l'abbiamo preso, ed abbiamo fatto bene: spago sulle nostre valigie non ce n'era... solo un po' d'amore le teneva insieme... solo un po' di rancore le teneva insieme...
(altra citazione)

Arrivati a Bergamo, abbiamo fatto il check in e ci siamo fiondati nella sala d'attesa: lungo la strada per la sala, abbiamo trovato un shop, ed abbiamo pensato di prendere un whisky... giusto un gocceto per recuperare qualche zucchero, dato che non avevamo neanche pranzato ed erano le 19.
Il fatto e' che, nella nostra ingenuita', non sapevamo che dentro lo shop della sala di attesa si possono comperare bevande che pero' non devono essere aperte fino a che non si e' arrivati a destinazione. Se aprivamo la bottiglia di whisky dovevamo bercela tutta prima del volo o rischiavamo qualche sanzione... la prima scelta difficile si parava davanti agli indomiti fratelli Bianchi, ma con un forte atto di risoluzione Nicola, il fratello piu' anziano dei due, ha deciso di aprire subito la bottiglia (tra le altre cose, come cazzo si fa a mettere il whisky in una bottiglia di plastica? Ma stiamo scherzando? Va be' il terrorismo, va bene tutto... ma se viviamo in un mondo che ha bisogno di contenere alcool bevibile in una bottiglia di plastica... dovremocominciareapensareseriamentechequalcosanonva...)
Fatto sta, che alle 19 e 30 io e Nico ci eravamo fatti fuori, a digiuno, piu' di mezzo litro di whisky ed eravamo totalmente ubriachi... abbiamo anche conosciuto un tizio, a cui nella nostra infinita bonta', abbiamo offerto da bere: appena scesi a Barcellona lo stesso tizio ci ha chiesto se avevamo la coca... certa gente non impara mai... c'e' un limite preciso tra il divertirsi e stare bene insieme, e passare da coglione clamorosamente con due estranei - uno dei tanti motivi, al di la' del fatto che ha frainteso le persone che siamo, per cui e' un coglione: MAI, MAI e poi MAI, chiedere la coca a Barcellona... te la offrono, ma mai cercarla; significa che hai i soldi dietro e che ti vuoi far rapinare. In ogni caso, mi auguro che la selezione naturale abbia fatto il suo corso.
Saliti sull'areo, con qualche curva nel percorso che non era prevista:
A) Nico si e' addormentato con tanta rapidita', che quando l'areo e' decollato, ho dovuto controllare che si fosse allacciato le cinture di sicurezza.
B) Avevo un sonno terribile, ma per colpa dell'alcool, ogni volta che chiudevo gli occhi, mi sembrava di stare su una delle frecce tricolore che mi hanno affumicato qualche settimana fa mentre stavo al mare.
C) Le hostess di volo facevano cagare. Ricordo ancora il nome della piu' carina: si chiamava Giorgio.

Scesi a Girona ci siamo diretti, sempre camminando non tanto diretti ne diritti..., a prendere il bus. Abbiamo perso il primo, perche' non riuscivamo ad alzarci dalla panchina.
Dentro l'autobus abbiamo conosciuto tre ragazze carine italiane, che nonostante l'alcool sembravano abbastanza interessate ai nostri discorsi: scesi dal bus le abbiamo perse di vista. probabilmente hanno interpretato il mio cenno di aspettarci come un saluto alla romana... (Nico direbbe che ci hanno tirato il pacco, ma secondo me e' diverso, visto che ci hanno assalito verbalmente tutto il tempo e continuavano a parlarci, costringendoci tra l'altro ad uno sforzo mentale non indifferente.

Barcellona, non me ne vogliate, non e' un altro pianeta... non e' una miniera di zolfo dove io e mio fratello, dato il nostro carattere, abbiamo portato un fiammifero acceso... e' una citta', grande, turistica, con molta gente, molte particolarita' e posti da vedere... (in particolar modo... grazie Gaudi'...) insomma riassumendo, Barcellona, tolta qualche differenza di mentalita', e' soltanto un'altro posto nel mondo, ne' piu' ne' meno di migliaia di altre citta' porta lo stesso sapore di vitalita' metropolitana. Perche' scegliere Barcellona, rispetto a Mosca? Boh, per me non fa nessuna differenza, ogni posto ha il suo valore, ogni posto forse ha la stessa funzionalita' dati i fini del mio viaggio, come dicevo nel post precedente.

A casa di Antonio il clime pero' e davvero buono, arriviamo che c'e' un compleanno: Laura (o Laurita, qua in Spagna tutto e "ito") compie gli anni e tutti gli invitati ci trattano subito come se fossimo di casa.
Un clima umano che conosce molte meno complicazioni di quante ne conoscono i normali rapporti interpersonali in Italia.

Buono, come arrivo, davvero buono.

Come accadde che divenni Re di Spagna..., Capitolo I, partire e' un po' morire, ma e' anche un po' vivere...

Salve a tutti, due precisazioni:
1) Sono stato via per piu' di due mesi dal blog, questo implica che pochissimi avranno ancora la buona volonta' di controllare queste pagine... mi sono giocato la clientela, quindi scrivo soprattutto per me e per tenere un contatto con chi vuole sapere cosa stanno combinando Los Hermanos Blancos in Barcellona
2)Per il momento ho un fugace accesso ad internet a casa di un amico (il grande Antonio): di conseguenza, non so quanto potro' scrivere, non so quando potro' scrivere, non so come potro' scrivere e non so nemmeno come si fanno gli accenti su questa cazzo di tastiera, che, nota bene, non e' un tastiera del Cazzo. Accontentatevi degli apostrofi, non sempre si puo' avere tutto dalla vita e gia' avete avuto l'immensa fortuna di conoscere come accadde che divenni Re di Spagna...

Il viaggio di per se', non e' nulla, e' il viaggiatore che conta... la meta poi significa veramente poco, e' il processo che ci porta al risultato finale quello che ci caratterizza pienamente: pensate ad esempio alla vita, tutta quanta, nel suo complesso: tutti moriremo (o forse sarebbe meglio dire "tutti morirete", io non so se ne ho voglia), la meta finale e' la stessa identica, ma il processo ci caratterizza per cio' che siamo e che siamo stati. Questo in ogni cosa, se non ci credete pensateci... se vi pareche la discussione stia gia' diventando troppo noiosa, non pensate, fate quello che vi pare... io, Andrea Cazzo, ho scelto di proseguire cosi', da sempre: noioso, simpatico, testardo, coglione, sfigato o intuitivo... ma sempre nel tentativo di dare i giusti nomi alle cose e comunicarle; trasmettere agli altri piccole approssimazioni a quelle che reputo verita' importanti, mi fa sentire che non spreco la vita.

Questa digressione non era necessaria: verita' piccola che vi trasmetto con piacere.

Come accadde che io e mio fratello ci dirigemmo per la Spagna? Non lo so.
Appena saliti sul treno, io e Nico ci siamo guardati, e ci siamo chiesti l'un l'altro, in sincronia: ma perche' siamo partiti?
La verita'? Non siamo riusciti a capire perche' siamo partiti, perche' sentivamo che dovevamo andare via. Ancora non lo so, perche' sono partito, e ogni volta che devo spiegarlo adduco alcuni motivi, come fa anche Nico, ma entrambi sappiamo benissimo che non e' cosi'... il motivo vero sta piu' in profondita'... e ancora non siamo riusciti a dargli un nome. Vedi cara, e' difficile spiegare, e difficile capire, se non hai... capito gia'. Direbbe Guccini.
Credo, nella mia confusione, che non si puo' dire che siamo partiti perche' l'Italia ci ha spinto via... molte cose non andavano, non ci piacevano, e' vero... ma non era sufficiente per andare via.
Non si puo' nemmeno dire che siamo partiti perche' volevamo trovare qualcosa di preciso qua: Barcellona, lo spagnolo, le mujeres, il lavoro... sono tutte cose che si possono trovare qua come altrove... ad esempio Roma, il russo, il divertimento sano, il volontariato in una ONG, potrebbero essere piani altrettanto validi.
Siamo partiti non per i contenuti che ci hanno spinto o attratto, ma per cambiare il nostro modo di guardare la vita... (sembra una frase troppo retorica e romanzata... e sostanzialmente non dice neanche un cazzo... scusate... spero che almeno un po' di verita' sia trapelata).

lunedì 7 maggio 2007

Ciclotimia del Cazzo

Ciao a tutti, è un po' che non mi faccio sentire, ma come sempre ho utilizzato il tempo che potevo trascorrere a scrivere su questo blog per trovare ottime scuse per non farlo.
Non so se a voi è mai capitato, ma sono convinto che alla maggior parte di voi è successo, di trascorrere periodi di tempo di qualche mese o più avvertendo che la maggior parte delle cose richiedano un'energia maggiore di quella di cui si dispone... e ci si rifugia (o incastra, come si dice oggi) in piccole attività che non servono a niente: giocare col cellulare, fare solitari a carte...
In questo periodo vivo così, con un umore altalenante che mi porta a casa ansioso di utilizzare internet per il blog, cercarmi un lavoro migliore, informarmi su alcuni progetti che vorrei portare avanti... ma appena connesso mi incastro a giocare a backgammon, o ancora peggio a fissare eMule. Per chi volesse sapere come procede la mia vita, mi limito quindi a riassumere i principali punti salienti, senza scrivere oltre perchè in giorni come questo quello che scrivo mi fa veramente schifo (e non escludo che lo faccia realmente): detestando la mia forma, cerco di protrarla il meno possibile:
1) Il 29 Maggio ho l'esame di stato, finora non ho studiato gran chè, anzi, come sempre ho studiato tutti i capitoli del manualozzo meno quelli che saranno materia d'esame - non chiedetemi perchè! Posso solo dirvi che ho una mente perversa.
2)Continuo a lavorare alla Vodafone e a vivere con Francesca, il tutto ancora per pochissimo tempo, dopo di che mi scadono affitto e contratto. Per la casa ho già trovato dove spostarmi: andrò a vivere con mio fratello a Sirolo, per il lavoro niente: tra le possibilità che mi si profilano: adottare un orfano e girare per il mondo combattendo contro i sopprusi con mio figlio in spalla, fare il cosmonauta, fare la pornostar - ma solo in film impegnati che possono vincere dei riconoscimenti seri - , lottare per la democrazia e la libertà e di conseguenza morire ucciso da qualche servizio di intelligence americano come obiettivo ultimo. In ogni caso praticamente tutti continuano a parlare con stupore del fatto che viva ancora con Fra e che lavori alla Vodafone: all'atto pratico nessuna delle due cose mi costa fatica o sofferenza; mai quanto vivere nel mondo di oggi, senza aspettative di nessun tipo nel lavoro, nei valori e nei sentimenti, nell'intelligenza degli esseri umanoidi (Italioti inclusi pienamente nella categoria).
3)Continua la mia esperienza, da poco iniziata, del kung-fu come nuova concezione di rapportarmi a me stesso e di disciplinare il mio corpo (che figata!).
4) Sono andato al cinema un paio di volte, ho fatto cose, visto persone, letto libri (pochi)..
5)Non uccidere
6)Non commettere atti che non siano puri
7)etc...

(Scusate per gli ultimi tre punti, ma non avendo fatto gran chè in questi mesi mi sembrava comunque poco carino riassumere un lungo silenzio in soli 4 punti...)
In ogni caso ho maturato molte riflessioni che spero di sottoporvi presto, senso di nullità permettendo. E per chi non sapesse cosa sia la Nullità, per il Cazzo, allego la mia prima opera giovanile.


Nullità
Osservo,
tra le carte confuse,
le immagini di promesse mancate.
Ascolto,
il loro mormorio.
Gridano,
le loro urla sono per me, forse...
Negletto, demente, ci hai trascurato,
ci hai dimenticato, ci hai ucciso…
e nemmeno te ne sei accorto!
Mi mette tristezza.
Troverai pace...?
non penso che tu lo voglia, spettro.
Chiudo gli occhi,
ti sento vagare… La vita,
tra le mie dita, è la sabbia...
il tempo uno stanco mare.
Riposa...
Sì lo so,
muoio ogni giorno: è la vita.
Ma apro gli occhi e La sento.
Sincera
amica,
fedele sposa:
ma come ogni amante,
non posso evitare... di tradirti,
di deluderti,
di farti del male.

venerdì 9 marzo 2007

Il mondo ama la follia

Il mondo ama la follia.
Cerco il dolce nell'alcool, l'amara riflessione nel tabacco, ma vi trovo soltanto confusione.
Cerco la dignità nell'amore degli umani, la forza nella loro sofferenza, ma trovo soprattutto miseria.
Cerco calore negli occhi di una donna, virilità nei gesti di un uomo, ma trovo una tragica perplessità.
Trovo il divenire nella morte, la morte nel divenire, ma non cercavo nè l'uno nè l'altra.
Salgo le scale che mi portano a casa pensando, valutando il peso che porto sulle spalle.
Arrivato, tolgo gli occhiali, per non cercare più la sfericità in un mondo che ama la follia.

sabato 3 marzo 2007

SARA: Spazio Ai Rocamboleschi Acronimi

Si inizia qui e si proseguirà sui commenti di questo post. La sfida è quella di creare acronimi sempre migliori che preferibilmente leghino il contenuto della frase alla parola della sigla. Vediamo cosa sapete fare.

Ancona
Nuovo,
Devo
Ritrovarmi.
E
Ancora...
Certamente
A
Zig
Zag
Ondeggerò.

mercoledì 28 febbraio 2007

Gianni Rodari

Piccolo spazio dedicato ai bambini. Ho sempre apprezzato questo grandissimo uomo (non so come definire il suo lavoro senza inquadrarlo in una categoria riduttiva). Si discuteva, sulle pagine strampalate di questo blog, della comunicazione con età diverse dalle nostre: Gianni Rodari per me è sempre stato un esempio di come si possano comunicare, con una forma prettamente semplice, divertente e ben costruita, dei contenuti di alto valore pedagogico.
Allego una delle sue filastrocche, facilmente reperibile sul web, ma invito chiunque a divertirsi un po' nella serena lettura dei sui lavori.

Dopo la pioggia
di Gianni Rodari

Dopo la pioggia viene il sereno,
brilla in cielo l'arcobaleno:
è come un ponte imbandierato
e il sole vi passa, festeggiato.
È bello guardare a naso in su
le bandiere rosse e blu.
Però lo si vede - questo è il male -
soltanto dopo il temporale.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Un arcobaleno senza tempesta,
questa si che sarebbe una festa.
Sarebbe una festa per tutta la terra
fare la pace prima della guerra.

lunedì 26 febbraio 2007

Lettera 11 (Alef 0)

Mi scuso con chi ha frequentato il blog in questi giorni, ma ero via e non ho avevo accesso al web.
Ora si riprende. Allego una piccola e melanconica riflessione di qualche giorno fa.

Ho la pessima sensazione che il silenzio e la confusione non leghino bene insieme.
Guardando fuori dalla finestra, tra il fumo che ha appena parcheggiato sui miei bronchi un po' di malattia, ripenso al fumo che ha appena parcheggiato sulla mia testa un velo più opaco e ostinato.
Oggi, dicono, è caduto il governo: hanno ragione, ma il mio è caduto già da tempo, purtroppo si reggeva sulla fiducia.
Tra poco uscirò a farmi una corsetta fuori, temo il freddo ed il pensiero dell'affanno che proverò, ma sorrido con la consepevolezza che, come sempre, ne usciro più forte.

domenica 18 febbraio 2007

Sinonimi e Contrari

Voglio riportare qui di seguito una mia "poesia" (si fa per dire data l'assenza di metrica) giovanile che era piaciuta molto ad alcuni dei miei amici.
A chi conosce gli ultimi eventi della mia vita, questa poesia potrebbe non sembrare del tutto casuale. Non è così. Quanto scritto non si adatta alla recente chiusura della mia relazione affettiva; la scelta di riportare questo pezzo deriva esclusivamente dal fatto di mettere qualcosa di mio che fosse abbastanza simpatico e leggero da leggere. Niente di eccezionale comunque, personalmente ne preferisco altre che hanno riscosso molto meno successo. Buona lettura,
Andre.


Sinonimi e contrari.

Amore è il giusto sinonimo di tutto ciò che ho dato,
rispetto di tutto ciò che ho avuto,
ma col rispetto, io, mi ci pulisco il culo.

Permanenza è il giusto sinonimo di tutto ciò che ho dato,
volubilità di tutto ciò che ho avuto,
ma col volubile, io, mi ci pulisco il culo.

Certezza: tutto ciò che ho dato.
Perplessità: tutto ciò che ho avuto.
Culo: decisamente pulito.

martedì 13 febbraio 2007

Saggezza post-prandiale.

Anche io avevo circa 20 anni, e mi chiedevo com'era possibile che, dopo solo pochi mesi che mi ero fidanzato con una ragazza, che credevo potesse completare tutta la mia sete di pienezza di vita, avevo ricominciato a guardare in giro ogni possibile partner di una vita diversa, e non solo... ogni occasione che ora mi era preclusa dalla vita, mi sembrava come una perdita di potenziale realizzazione di un ruolo che era mio almeno quanto quello che recitavo ogni giorno. Allora, se questa è la natura del desiderio, dove sta la felicità umana?
Realizzai, tramite la mia meccanica e fredda analisi che ogni scelta me ne avrebbe preclusa qualcuna delle altre; ogni libro letto era tempo tolto alla lettura deglle altre migliaia di libri, ogni film visto erano 100.000 film non visti, ogni lavoro miliardi di me stesso bruciati per altre identità lavorative.
Tanto più: non sempre ero sicuro che le mie scelte potessero compensare tutte le alternative che lasciavo, non sempre erano le migliori. D'improvviso mi accorsi che a fare la differenza non era tanto la qualità di una scelta, ma la capacità di crederci a lungo, di evitare rimpianti, di sentire che in fondo, in fondo, io potevo essere quelle scelte con una buona dose di piacere e che il pensiero di tutte le strade per salire la montagna toglieva solo piacere al percorso. In ogni caso le alternative vanno tenute presente, perchè se si trova un ostacolo lungo il percorso, esse vanno ri-considerate, senza però farlo alla prima salita che si incontra, bisogna pur sempre salire una montagna! Poco dopo trovai su una maglia una frase attribuita al Buddha, che da allora ha sempre accompagnato la mia vita: There is no way to happyness, happyness is the way. Poco fa ero fuori a fumare una sigaretta sul balcone di casa mia, e vedevo uno splendido paesaggio collinare marchigiano, campi marroni intenso accanto a campi verde intenso. In lontananza il San Vicino. Ripensando alla mia ricerca della serenità, pensavo a quanto fosse vero che la gioia non è nello stimolo che colpisce la nostra retina, nè nell'ambiente che ci circonda, ma nella mente che elabora tutto questo. Goethe diceva, grosso modo, che se l'occhio non fosse solare non potrebbe vedere il sole. Così riassumendo tutto, da bravi enzimi, diciamo che la serenità sta nel mantenere un equilibrata passione nelle nostre scelte, che sia presente, costante e duratura.
Questo mi rimanda a due miei aforismi recenti, con cui voglio chiudere:

-Ho capito che da un caffè mi aspetto le stesse cose che mi aspetto da un rapporto: che sia lungo, forte e abbastanza caldo.

-Non riesco a godere di uno splendido paesaggio se esso non sta godendo di me.

... e credimi amico, non è detto che ci si debba lasciar esprimere dalle scelte effettuate, è molto meglio provare ad esprimersi tramite le scelte che faremo e quelle che già abbiamo fatto. A chi vogliamo darla a bere? Siamo molto di più di quello che ci capita di essere, ma per ora limitiamoci a migliorare con criterio quello che ci capita di essere, perchè se siamo di più c'è sempre il margine per farlo.

mercoledì 7 febbraio 2007

Midnight solo

Serata musica e parole.
Io ed un mio amico: io a questa tastiera, che non produce suoni ma sensazioni; Ani alla sua chitarra che non produce suoni, ma sensazioni.
Dalle nostre mani esce la voglia di comunicare, filtrata da una stanchezza che viene dalla giornata lavorativa, una stanchezza di secoli, perchè, come dice Ani, anche la vita è un lavoro.
Come tutti i chitarristi, Ani cerca nelle vibrazioni del suo timpano le vibrazioni del suo pensiero, e continua a provare lo stesso giro, fino alla soddisfazione (che non significa perfezione); io cerco in un giro di parole, l'accordo perfetto tra vocabolario e immaginario, la dissonanza cognitiva, la pausa riflessiva, il significante melodico di un significato stonato.
... e guardo alla mia vita, come ad un nastro adesivo di cui ho perso il capo, continuo a rigirarla sotto il mio sguardo alla ricerca del punto in cui l'ho appena fnita di utilizzare. Dov'è quel piccolo squarcio maledettamente adesivo, appiccicato così bene da non lasciare ogni fessura alla lucida analisi di una mente allenata?
... va pensiero sull'ali dorate, ma mi raccomando, torna a casa presto!

domenica 4 febbraio 2007

Good Morning Mr. Cazzo

Saranno state le 11 e 30 di questa mattina.
Stavo andando a casa mia a Montoro. C'era un sole che scaldava i campi, limpido, di quelli che se sei ottimista dici "Cazzo, che giornata stupenda ai primi di Febbraio!", se sei pessimista dici "Cazzo che inverno caldo, tra 10 anni saremo tutti spacciati". (in ogni caso, vi faccio notare, vengo tirato in discussione)
C'era solo una macchina davanti a me, e nonostante stavo andando ad una velocità timida, se paragonata agli aggressivi ritmi moderni, il signor conducente italiano furbo continuava a rallentare.
Io, che sono signore, conducente e italiano, ma non furbo, soprattutto distratto e confuso dalla giostra di luminosità che girava intorno a quella strada semideserta, ho pensato bene di sorpassare.
Soltanto allora ho capito che il tizio davanti a me rallentava perchè c'erano appostati i carabinieri.
Me la sono cavata con una multa dignitosa, vista l'assurdità della situazione anche gli zelanti tutori dell'ordine non se la sono sentita di infierire.
Dopo la multa ho avuto la possibilità di scambiare con loro qualche bella considerazione sulla situazione di noi giovani in Italia, e siamo rimasti daccordo per un caffè insieme.
Tutto sommato è stato un buon inizio di giornata.

A Benny

Mia sorella ha 10 anni, io 26, eppure insieme ne abbiamo quasi 2000.
Parlo con lei di matematica, dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo, di relazioni e rapporti, numerici e sociali.
Quando è nata ho girato un suo video, la cullavo sulle braccia a pochi mesi, le ho insegnato nuovi giochi e nuovi modi di giocare a quelli vecchi.
Ho visto la sua mente crescere ed i suoi occhi illuminarsi ogni volta che le spiegavo nuovi concetti e che riusciva ad assorbirli, con la sua devastante percezione curiosa, col suo lucido insight.
...ma tra noi lo scambio è sempre stato alla pari.
Mia sorella dice che la cosa più importante che abbiamo è la vita.
Benny ha 10 anni; io 26, ma non so dire di meglio.

Solitudini del Cazzo

Sabato 03/02/07 ; ore 3.35 am

Ero seduto nella mia macchina, stavo fumando una sigaretta ed ascoltando un po' di musica (ora che ci penso l'espressione più adeguata sarebbe: "stavo fumando un po' di sigaretta ed ascoltando la musica"); la mia piccola pausa personale prima di affidarmi, nuovamente, al riavvio del sistema corpo, il faticato riposo.
Ad un tratto, dalle pendici innevate di silenzio di via S. Stefano è sceso uno stormo caotico di gatti; accanto a loro una signora, più vecchia senz'altro nell'aspetto che nell'età. Scendeva a fatica, come un ubriaco che non sa se e dove fermarsi a vomitare. Zoppicava.
Con aria circospetta si è fermata all'altezza della mia macchina, vicino al cancello di una casa abbandonata. Da una borsa di plastica estraeva, con qualche remora, vaschette già preparate con il cibo per i randagi.
Mi sono chiesto se mi avesse notato. No, non si era accorta di me.
Con molta discrezione sono sceso dall'auto e sono andato a casa a dormire.
Io mi ero accorto della sua solitudine, ma lei non si era accorta della mia.
Se avessi sorpreso una coppia nell'atto di fare l'amore sarei stato meno imbarazzato.

giovedì 1 febbraio 2007

L'idealismo sano di Andrea Cazzo

(L'idealismo del Cazzo)
Riflettendo un po' (cosa rara) in questi giorni, sono arrivato alla conclusione che ho conosciuto, per persone ed esperienze della vita, tre tipi di rapporto tra ideali e realtà:

Numero A) Il materialista. Esistono persone che, accettato che la realtà può essere più impraticabile dei propri sogni, decidono di adeguare i propri ideali alla realtà. Essi credono di possedere una folosofia spicciola ma robusta, senz'altro funzionale: in realtà hanno solo abbruttito i loro sogni. Tra le frasi preferite: "Il mondo va così!"

Numero B) L'idealista irrequieto. Questo genere di individuo possiede dentro di sè un ideale forte di perfezione che continua a ricercare in ogni forma ed esperienza. Egli non ama la realtà, tende a modificare, falsificandoli, gli eventi di cui è partecipe, dal rapporto col mondo trae soltanto soddisfazione provvisoria. Ciò che manca è un vero, forte, coinvolgimento con ogni aspetto della propria vita. Si accetta con difficoltà il cambiamento di sè, con troppa facilità si cerca il cambiamento dell'ambiente esterno.

Numero C) L'dealista sano. Questo genere di persone (che un giorno saranno tutti sotto la mia guida alla conquista del mondo) fondano il loro atteggiamento sul riconoscimento della tensione tra i propri sogni e la realtà. Una tensione fastidiosa inizialmente, motivo per il quale si cade facilmente nei comportamenti di tipo A e B. Essi non smettono mai di credere che i sogni, per quanto irrealizzabili, motivano il miglioramento dello stato attuale delle cose. Non pretendono l'ideale, ma come degli enzimi sani in un corpo moribondo, combattono per il trionfo della vita in cui credono.

martedì 30 gennaio 2007

Sentimento misantropo del Cazzo

Ho tagliato le unghie per non graffiare la vostra pelle.
Ho tagliato le dita per non toccarvi nel profondo.
Poi ho tagliato le mani, per non manipolare le vostre esistenze.
Alla fine ho rimosso anche le braccia, per non stringervi a me, forte, come avrei voluto.
Per fortuna ho tenuto le gambe, per fuggire lontano da voi.

lunedì 29 gennaio 2007

Il Lunedì mattina del Cazzo

Ai tempi dell'università devo aver letto da qualche parte che ogni giorno abbiamo bisogno mediamente di due litri d'acqua. A volte basta molto meno.
Basta un solo bicchiere a perderci dentro intere parti della nostra esistenza.

domenica 28 gennaio 2007

Una decisione del Cazzo

Salve a tutti, io sono Andrea Cazzo e se un po' di costanza mi permetterà di continuare a postare su questo Blog, presto imparerete a conoscermi.
Devo confessarvi fin da subito che il mio vero cognome, ahimè, non è Cazzo, ma questo solo perchè in Italia, il paese in cui ho iniziato ad invecchiare, non si danno i cognomi in base al destino e alle capacità delle persone.
Infatti, nel corso del tempo, imparerete a riconoscere che la mia è proprio "la vita del Cazzo", che ci sono tanti amici del Cazzo e tante esperienze del Cazzo da raccontare.
Scrivo delle poesie (anch'esse nascono come poesie del Cazzo, prima di assumere vita propria) e se un giorno si parlerà di me, voglio che sarà pressappoco in questi termini:
Alunno: "Professoressa a lei piace il Cazzo?"
Professoressa: "Preferisco Montale."
Alunno: "Ora si spiegano molte cose".
Invito coloro che vorranno partecipare a questo Blog a non utilizzare delle scurrili banalità, anzi, il mio desiderio è quello di creare un punto di riflessione e di confronto che esula il più possibile dalla superficialità e dai luoghi comuni (Mi rendo conto che anche questo è un luogo comune, ma purtroppo l'esigenza comunicativa porta a queste cadute di tono). La sceltà di questo nome nasce da un gioco di parole, per alcuni volgare, ma per me sottile se non ci si ferma alla prima impressione, che da anni condivido con i miei migliori amici. Molti potrebbero darsi questo cognome, che io mi sono scelto, ed inziare a guardarsi intorno etichettando ogni cosa, traendone una perfetta congruenza.
Volete provare? Non vi sembrerà più così banale.
In queste pagine non saranno postate oscenità di nessun tipo, per rispetto della libera navigazione degli utenti di ogni età.
Ringrazio il mio amico Antonio, per avermi consigliato di passare su Blog quello che siamo soliti condividere davanti ad un buon bicchiere di vino o vicino ad una chiatarra, o anche solo prendendo il freddo per strada.
Presto si iniziera a fare sul serio,
Andre.