mercoledì 25 luglio 2007

Come accadde che divenni Re di Spagna..., Capitolo I, partire e' un po' morire, ma e' anche un po' vivere...

Salve a tutti, due precisazioni:
1) Sono stato via per piu' di due mesi dal blog, questo implica che pochissimi avranno ancora la buona volonta' di controllare queste pagine... mi sono giocato la clientela, quindi scrivo soprattutto per me e per tenere un contatto con chi vuole sapere cosa stanno combinando Los Hermanos Blancos in Barcellona
2)Per il momento ho un fugace accesso ad internet a casa di un amico (il grande Antonio): di conseguenza, non so quanto potro' scrivere, non so quando potro' scrivere, non so come potro' scrivere e non so nemmeno come si fanno gli accenti su questa cazzo di tastiera, che, nota bene, non e' un tastiera del Cazzo. Accontentatevi degli apostrofi, non sempre si puo' avere tutto dalla vita e gia' avete avuto l'immensa fortuna di conoscere come accadde che divenni Re di Spagna...

Il viaggio di per se', non e' nulla, e' il viaggiatore che conta... la meta poi significa veramente poco, e' il processo che ci porta al risultato finale quello che ci caratterizza pienamente: pensate ad esempio alla vita, tutta quanta, nel suo complesso: tutti moriremo (o forse sarebbe meglio dire "tutti morirete", io non so se ne ho voglia), la meta finale e' la stessa identica, ma il processo ci caratterizza per cio' che siamo e che siamo stati. Questo in ogni cosa, se non ci credete pensateci... se vi pareche la discussione stia gia' diventando troppo noiosa, non pensate, fate quello che vi pare... io, Andrea Cazzo, ho scelto di proseguire cosi', da sempre: noioso, simpatico, testardo, coglione, sfigato o intuitivo... ma sempre nel tentativo di dare i giusti nomi alle cose e comunicarle; trasmettere agli altri piccole approssimazioni a quelle che reputo verita' importanti, mi fa sentire che non spreco la vita.

Questa digressione non era necessaria: verita' piccola che vi trasmetto con piacere.

Come accadde che io e mio fratello ci dirigemmo per la Spagna? Non lo so.
Appena saliti sul treno, io e Nico ci siamo guardati, e ci siamo chiesti l'un l'altro, in sincronia: ma perche' siamo partiti?
La verita'? Non siamo riusciti a capire perche' siamo partiti, perche' sentivamo che dovevamo andare via. Ancora non lo so, perche' sono partito, e ogni volta che devo spiegarlo adduco alcuni motivi, come fa anche Nico, ma entrambi sappiamo benissimo che non e' cosi'... il motivo vero sta piu' in profondita'... e ancora non siamo riusciti a dargli un nome. Vedi cara, e' difficile spiegare, e difficile capire, se non hai... capito gia'. Direbbe Guccini.
Credo, nella mia confusione, che non si puo' dire che siamo partiti perche' l'Italia ci ha spinto via... molte cose non andavano, non ci piacevano, e' vero... ma non era sufficiente per andare via.
Non si puo' nemmeno dire che siamo partiti perche' volevamo trovare qualcosa di preciso qua: Barcellona, lo spagnolo, le mujeres, il lavoro... sono tutte cose che si possono trovare qua come altrove... ad esempio Roma, il russo, il divertimento sano, il volontariato in una ONG, potrebbero essere piani altrettanto validi.
Siamo partiti non per i contenuti che ci hanno spinto o attratto, ma per cambiare il nostro modo di guardare la vita... (sembra una frase troppo retorica e romanzata... e sostanzialmente non dice neanche un cazzo... scusate... spero che almeno un po' di verita' sia trapelata).

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao Andrea, possiamo conoscerci? Sono bipo anch'io. Mi chiamo Antonella...