mercoledì 29 agosto 2007

Capitolo VII, Pepe

In Spagna si usa la parola "tio", che letteralmente significa "zio", per indicare generalmente un "tizio" oppure un "tipo".
¿Que pasa con tigo, tio? -- equivale per esempio al nostro marchigiano "oh (tizio), che te piglia?"
Pepe é proprio un "tio", nei due sensi del termine, é un tio perché "é un tipo", ma anche perché é un po' come uno zio per tutti noi.
Lui ha preso in affitto, qualche anno fa, l'appartamento in cui viviamo e l'ha trasformato, da ospizio che era, nel "piso de puta madre" in cui viviamo. Per fare una buona festa, bisogna trovare la gente giusta, organizzare bene... etc.. etc... Allo stesso modo per vivere bene in una casa bisogna che ci siano delle regole ben pensate e qualcuno che abbia il coraggio di prendere decisioni ponderate che non creino rancori. Pepe é quel genere di persona che sa organizzare bene le cose, sa quando essere transigente, quando pignolo, e quali regole applicare. Mi incanta vedere gli occhi svegli di questo messicano di 28 anni, mentre aggiusta la play station (parlandole in messicano), o tira fuori un proiettore che ha preso con un'offerta (e ci vediamo tutti uno splendido film in cinese sottotitolato in spagnolo) o riesce a sistemare una certa camera per creare piú spazio. Questo ragazzo ha viaggiato piú di tanti altri e conosce il mondo. Sa divertirsi e non si perde mai: se usciamo e ci ubriachiamo tutti, lui é quello che si ricorda chi non ha ancora pagato la consumazione e chi l'ha fatto.
Nonstante il mio carattere sia quello di un tipo orgoglioso, desideroso di stare al centro dell'attenzione e di giocare al leader, lascio volentieri a Pepe la gestione della maggior parte delle cose, aiutandolo quando posso, per me questo significa molto, significa riconoscere che qualcuno puó ancora insegnarmi qualcosa - e mi costa.
Quando vado in discoteca, Pepe individua una ragazza carina e mi dice: provaci con quella quando te lo dico io. Poi ad un certo punto dice: ora, quella ragazza in 5 minuti bacierá qualcuno, é nella condizione mentale giusta. Puntualmente ha ragione. (Puntualmente quel qualcuno non sono io, perché non sono in grado di provarci).
Pepe é fidanzato con Barbara, una ragazza stupenda da tutti i punti di vista, che viene dalla Slovenia, ed insieme sembrano quasi i genitori della casa. Con me, che sono molto piú adulto degli altri, e che vengo da esperienze differenti da quelle che si possono obiettivamente accumulare intorno ai 19/20 (etá di molti nella casa) c'é una relazione di amicizia particolare. Pepe e Barbara sanno che possono contare su di me (e su Nico altrettanto, anche se, come ho giá detto la sua presenza nella casa é meno marcata, per il lavoro e le uscite con Mireya) e io su di loro: parliamo della mia vita, di come dovrebbe cambiare, di come dovrei cambiare io, e entrambi, ognuno a loro modo, mi danno una mano (senza darmelo a vedere, ma me ne accorgo fin troppo facilmente); parliamo della casa, del lavoro, di come potremmo sistemarci tutti un po' meglio... si scherza sempre, ma il tono del discorso rimane alto.
Ci mancano gli amici (sí, ci mancate, caproni!!!) e ci manca la famiglia -veramente tanto, mi perdo nelle mie giornate a pensarvi e a parlar di voi a quelli che conosco, in particolar modo la mia piccola Benny la conoscono giá tutti- peró, con la nostra faccia da schiaffi, la nostra stupiditá, i nostri battibecchi e cazzate varie, con la nostra spontanea umanitá (del non far mai del male a una mosca ma giocarci sempre) io e Nico ci siamo giá ritagliati qualcosa, che senza retorica, possiamo definire casa.

domenica 19 agosto 2007

Esercizi di Spagnolo

Nell'attesa del prossimo post allego il testo di una canzone in spagnolo che potete utilizzare per esercitarvi nella traduzione (visto che il testo é abbastanza facile). Questa canzone é una di quelle che fanno da colonna sonora a molte nostre giornate, perdipppppiú.

Incollo qui di seguito link di youtube e del testo:
http://www.youtube.com/watch?v=jexZBDQp_YA
http://www.seeklyrics.com/lyrics/Ska-p/Legalizacion.html

Capitolo VI, El piso compartido

Allora, giunti a questo punto, da bravo scrittore quale sono (ho sempre aspirato ad essere bravo almeno la metá di quanto sono bravo, ma questo ha soltanto dato adito all'insorgere di paradossi...) sono costretto ad inserire nel testo una pausa narrativa dove si discute di cose del tutto irrilevanti al fine della narrazione. Le suddette pause sono bensí 2, consecutive pergiunta, subito dopo passeró a descrivervi il nostro piso.

1) Pausa 1: Mi scusi il lettore se alcuni ricordi ed eventi narrati su queste pagine sembrano discussi in maniera eccessivamente sommaria, ma la narrazione in genere é spostata di qualche settimana rispetto al momento in cui sogliono occorrere i fatti descritti. Sebbene perdiamo il vantaggio di avere una narrazione in tempo reale dei prodigi che condussero la mia eccelsa persona ad occupare il maestoso trono di Spagna; sebbene molti particolari vanno soffocati nello sforzo rievocativo: come scrittore ho l'opportunitá di riflettere piú a lungo sulle cose mi accingo a riportare - in questa maniera, evito ad esempio di dire che un certo tale dispone di questa qualitá, e smentirmi poi il giorno successivo - se pensate che molto spesso taluni e talaltre si conoscono sotto effetto di alcool o hachis, non avrete molta difficoltá a capire che i giudizi possono rivelarsi sbagliati perfino se formulati dall'esperto occhio di uno psico-loco.
2)Pausa 2: sto imparando lo spagnolo ad una velocitá incredibile perfino per un italiano (si sa che per noi é piú facile per via della somiglianza). Moltissime persone che conosco ogni giorno mi fanno i complimenti e non riescono a credere che sono qua da solo 4 settimane senzaaver mai studiato prima questo idioma. Di pari passo sto rafforzando la mia pratica dell'inglese (il mio terzo flirt ad esempio é stato con un'inglese, il quarto tambien). Molto piú velocemente peró di quanto avanzo in queste lingue, arretro con l'italiano. Non ci posso fare niente, i verbi si somigliano e si confondono, le strutture delle frasi si invertono, la linga ci plasma piú di quanto possiamo plasmare la nostra lingua (anche se io riesco a mettere la mia a forma di U).

Basta fine pause. Torniamo al Piso de puta madre.

...e cosí eccoci qui, potete vederli anche voi, se ci pensate un attimo, i due fratelli Bianchi, aiutati da Anto, che si mettono sul web ed iniziano a cercare casa... mandano qualche e-mail, fanno qualche telefonata, finiscono a vedere stanze in appartamenti improbabili...
Tra gli altri, quelli che riesco brevemente a ricordarmi:
1)una coppia sposata di russi che cercava di adottarci a pagamento (lavavano, cucinavano, stiravano, ordinavano... il tutto ad un affitto basso, ma che a loro sarebbe servito per tirare avanti in questo cazzo di mondo -e credetemi, non é il mondo del Cazzo- dove una coppia deve vivere lontano migliaia di km dai propri figli ed affittare la propria casa ad estranei per tirare avanti). Io e Nico provavamo, dal punto di vista umano, il forte desiderio di renderli felici, ma vivere con una coppia 50nne di russi non era la nostra idea di viaggio in Spagna.
2)un cretino spagnolo, credo, che non ha avuto il coraggio di dirci che voleva una ragazza in casa (per farsi le pippe pensandola - vista la sua faccia non poteva fare altro, sono sicuro) insieme ad un ragazzo, ma che non fossero una coppia (tanto, se li hai trovati, lei sta giá facendo all'amore col tuo compagno di casa, sfigato!!!). Dopo averci fatto sfumare altri appartamenti, dato l'indirizzo di casa sbagliato, etc... etc... siamo stati a vedere la casa (messa molto bene, nuova) e dopo 20 minuti che eravamo lá, guardando la mia barba, ha detto "ah, ma non sei una ragazza, io credevo che quello con cui ho parlato dovesse venire con sua sorella!!!" "Non sai quanto vorrei essere una ragazza, mi toccherei tutto il giorno le tette..." gli ho risposto, citando un comico ancora piú sfigato di me.
3) Un francese e due messicane che ci volevano affittare una stanza senza peró averlo detto a quello che ci stava vivendo. Non so se avete capito: volevano mandarlo via, hanno messo l'annuncio, hanno fatto venire gente senza dirglielo... etc... solo che io e Nico abbiamo combinato un casino... siamo arrivati con un'ora di ritardo... abbiamo suonato e ci risponde il tizio della stanza: "chi é?" - "Siamo per la stanza in affitto" - "stanza in affitto?" - "Non avete messo un annuncio su internet per una stanza in affitto?" - "no" - "sicuro? controlla meglio, abbiamo parlato con Carla" - al che il tizio si rivolge a Carla "Carla abbiamo una stanza in affitto?" - Carla: "no, peró falli salire lo stesso..." Vi risparmio il resto del pomeriggio...

Fin da subito un appartamento ci aveva colpito enormemente piú degli altri: grande, pieno di gente che viveva in totale libertá (chi mangiava, chi fumava, chi dormiva sul divano, ragazze scosciate dappertutto), e soprattutto con dento un tipo che meriterá un posto a sé su questo blog: Pepe.
Non potete immaginare la felicitá quando Pepe ci ha ricontattato dicendoci che potevamo far parte dell'appartamento (anche perché le cose si mettevamo male - non riuscivamo a trovare appartamenti dove prendevano due uomini contemporaneamente, in genere tutti buscano una chica).

El Piso Compartido: Tutti quelli che passano per il nostro appartamento ci dicono che siamo come nel film "el piso compartido", in italia uscito col nome di "l'appartamento spagnolo". Non so, non l'ho visto.
Al nostro arrivo vivevamo con: un messicano, una slovena, un canadese, una irlandese, due ragazze francesi e un ragazzo di Madrid, in piú abbiamo ospitato gente da diverse altre parti del mondo, anche 4 italiani che proprio ora stanno per tornarsene a Genova... tipi in gamba, fuori dal classico stereotipo di italiano.
La camera mia e di Nico é molto grande, 32 mq, in particolar modo se paragonata alla normali abitazioni di qua... iniziamo subito a mettere a posto le cose (poche) che abbiamo negli zaini e a ridistribuire un po' il mobilio.
"La bienvenida de la casa."
La sera ci fumiamo un po' di maria con Pepe (lui non fuma, di solito, ma se fa una cosa la fa fatta bene, e tira fuori il kit del piccolo cannaiolo con della maria da urlo), parliamo un po' della nostra vita, delle nostre intenzioni, di dove, come e soprattutto che cosa ci piacerebbe fare. Cosí, nella condizione in cui viviamo io e Nico, é difficile riuscire a capire chi siamo, perché siamo qua... ma se ne parla. Pepe dice, passando la canna "La bienvenida oficial de la casa".
La mattina (12, circa) mi alzo e vado in sala; sul divano ci sono Dani (il ragazzo di Madrid che vive con noi), Maty (un suo amico canadese) e Olympe (una delle due francesi).
Maty e Hola-mp sono visibilmente segnati dall'alcool della sera precedente. Dani mi si presenta (ancora non lo avevo incontrato) e mi dice: "andiamo a fare colazione".
Andiamo io, Dani e Maty: si parla un po', come la sera prima, si stringe subito una complice amicizia tra me e Dani... e in un ora circa ci beviamo piú di un litro di birra a testa per colazione.
Da questa seconda bienvenida, si officializza la mia vita nella casa.
Legheró molto con Dani, di Madrid, ma se ne va soltanto 5 giorni dopo lasciandomi in regalo 3 magliettine da fighetto, sapendo che io purtroppo non ne ho molte. Dani ha una ragazza a Madrid, ma é troppo figo, e le donne gli ronzano attorno, non volendo l'ha giá tradita due volte... ora peró mi dice che ha parlato con un tale che gli ha aperto la mente e non lo fará piú... Boh... mentre mi parla io penso a tutta "la signora Gnocca"che questo tipo vede passare... AAARRRGGHHH!!! Lobotomizzatemi o castratemi!
Mi regala anche il suo trita maria... un ragazzo davvero buono e sveglio, dopo 5 giorni di amicizia, quando si prepara a partire, so giá che mi mancherá molto.
Anche Nico, che nel frattempo ha frequentato molto piú Mireya che la nostra casa con compagnia annessa, sente fin da subito la mancanza di Dani e mi dice: "conosceremo migliaia di persone qua, e ne abbiamo lasciate altrettante; non possiamo fare cosí per uno che conosciamo da 5 giorni." Ma né io né lui riusciamo ad essere allegri quella notte.

Nel prossimo numero troverete una descrizione dettagliata di Pepe e gli altri. Non perdetelo!

domenica 12 agosto 2007

Capitolo V, Qualcosa di... spettacooolareee! Parte II

...segue da ieri...
Allora, stavo raccontando che, tornando a casa, abbiamo fatto qualche cocktail sul treno. Qua in Spagna si incontrano spesso ragazzi che comprano alcool e bevande varie e si mettono a fare cocktail per la strada, nonostante sia proibito. Perché capita questo? Perché in Spagna probabilmente non é forte come in Italia la presenza di una certa mentalitá perbenista: qua il ghiaccio per i cocktail lo vendono nei supermercati che stanno aperti 24 ore su 24!!! Non so se mi spiego: 24! su 24!, qualsiasi sia la tua emergenza alcoolica, avrai una risposta definita e ben confezionata. Lo stesso dicasi per la facile reperibilitá e possibilitá di consumo di droghe leggere.
Bene, siamo sul treno, abbiamo passato una spledida serata, come una sorta di pic-nic tra amici pieno di giochi e di "fai pure tutto quello che ti pare, nessuno ti considera un cretino" - io, giá da qualche ora non sono piú capace di muovere il collo a causa di una piramide umana malriuscita - e ridendo e scherzando, ci ubriachiamo tutti completamente. Arriviamo a Barcellona, facciamo un giro per la cittá (mi perdonino, i lettori,ma non mi ricordo molto dove siamo stati, solo che ho conosciuto due ragazze italiane per la rambla, un po' frigidine - italiane -, e un mezzo punk-fattone con cui ho stretto amicizia perché gli ho lasciato il posto per pisciare dopo di me) e arriviamo fino a Barcelloneta.
A quel punto inizio a ricordarmi qualcosa: bagno nudi a Barcelloneta, e collassamento sulla spiaggia (Vincent mi guarda la faccia, legge l'espressione forse sto per vomitare, mi sposta la testa verso il lato in cui non sta lui... comunque non vomito, ehi, sono un uomo di mondo, non faccio certe cose!!!) - saranno state circa le 3.
Il viaggio "dentro" Barcellona prosegue (presto allegheró foto) fino al punto in cui incontriamo una comitiva di una trentina di persone riunita intorno ad alcuni ragazzi che con chiatarre e ogni sorta di strumento di accompagnamento suonano musica cubana. Anto io e Mireya decidiamo di fermarci lá: il ritmo, la vitalitá (leggermente appannata da una vena di malinconia e stanchezza) e l'euforia collettiva sono al massimo... e cosí passiano altre ore cantando. Trovo anche un tizio che mi vuole vendere della Maria a 20 euro. Glie ne do 10, considerando qualitá e quantitá ci guadagna leggermente lui, ma solo perché non sa che sono italiano, altrimenti me ne avrebbe chiesti 30, visto che in Italia il fumo non esiste "de calidad y barato" - e qua lo sanno benissimo a cosa sono abituati gli italiani.
Chiaramente, quando arriviamo a casa, Anto non vuole dormire e mette un po' di musica, ci fumiamo un sigaro... beviamo qualcosa, parliamo fino al letto (a tutti quelli che sostengono che sono gay: ho dormito per due settimane con un uomo, contenti!)... fortunatamente porto sempre con me una boccetta di etere quando devo far serata con Anto.
Questa, grosso modo, é una serata a Barcellona: ne ho avute di molto migliori, come quella in cui ho flirtato con due ragazze (ebbene sí, strabuzzate gli occhi) - peró questa mi sembra abbastanza rappresentativa perché contiene viaggi, bagni, giochi, alcool, fumo e soprattutto tanta musica.
Tempo scaduto, devo chiudere qui. Un saluto.

sabato 11 agosto 2007

Capitolo V, Qualcosa di... spettacooolareee! Parte I

Barcellona é, qualcosa di... SPETTACOOLA-REE!
Giá, questa frase, che il mio grande amico Anto ripete fino allo sfinimento, riassume bene la sensazione che si prova a condurre la vita in questa remota parte dell'universo.
Un amico spettacolare:
Anto, con la sua personalitá istrionica, capace di fare tutto, sarebbe capace di intrattenere una conversazione con un delfino parlando tranquillamente la lingua dei delfini dopo averla ascoltata una sola volta; direbbe cose sensatissime, per giunta, come ad esempio: "ho sempre apprezzato la capacitá di voi delfini di dormire con un emisfero cerebrale alla volta, che ne dice signora delfina, ci facciamo una dormita insieme?"... successivamente passerebbe a cantare, accompagnandosi con la chiatarra, l'inno nazionale dell'orgoglio delfino. Eviterebbe, con molta delicatezza, di parlare di tutti i piatti a base di delfino che conosce e con quale vino possono essere accompagnati. A volte Anto fa delle cose che mi fanno incazzare un mondo, una tra tutte: ti interrompe mentre stai facendo un discorso serissimo per farti osservare la rotonditá di una certa colonna (che i barboni poco prima hanno usato per grattarsi il culo, alla maniera degli orsi). Puoi anche rispondergli: "Ma cazzo, io ti sto parlando del problema del Cazzo della mia vita del Cazzo e non saró mai piú capace di esprimerlo cosí bene...!"
Ridendo, Antonio ti risponderá: "Sí, ti stavo ascoltando, peró mira... non é davvero sensazionale la rotonditá di quella colonna?".
Al di lá dell'immensa stima, delle incazzature, al di lá del bene e del male, del big bang e di ogni altra cosa posso pensare per riempire un po' queste righe, mi chiedo spesso cosa mi lega cosí fortemente al mio amico Anto, credo sia l'amore per la vita e una certa capacitá di confrontarcisi sopra sullo stesso livello, pur da esperienze differenti. Persone che rivestono questo valore, persone con cui posso condividere quello che io chiamo "nobiltá e ironia nella vita", possono fare dei giri lunghissimi, ma rimarranno sempre nell'orbita dei miei interessi e del mio desiderio di condividere esperienze con loro.
Una giornata spettacolare:
Nel poco tempo che mi manca, vorrei raccontarvi di una parte dell'uscita a Sitges, capitale mondiale dei gay! Questo perché intendiate, da un piccolo squarcio, come si vive qua, giorno dopo giorno, tutti i giorni!
Bene: io, Nico, Anto, Vincent, Davide Braca, Laura, Mireya e Luis siamo andati un giorno a Sitges, cittá balneare dove risulta particolarmente difficile incontrare un uomo che non stia tenendo per mano un'altro uomo (e "un'altro" lo lascio volentieri con l'apostrofo).
Dopo aver fatto il bagno (se non mi imponevo con la forza Anto ci portava a Siviglia, a forza di camminare sulla spiaggia per trovare un posto migliore) e mangiato la splendida insalata di riso che ci eravamo portati, abbiamo lottato sulla spiaggia, fatto piramidi umane, capriole varie, cavalcato le onde del mare che era abbastanza mosso. Verso le 20, Luis si spoglia completamente e si tuffa in acqua. Nico lo segue a ruota. Vincent, nel suo francese dice qualcosa come "ah, se la mettiamo cosí..." e si tuffa nudo anche lui. Nel frattempo, senza lasciare la sigaretta, anche io mi trovo nudo tra le onde, preceduto solo da qualche secondo da Vincent. Quando mi giro, tutta la compagnia, uomini e donne stanno facendo il bagno nudi. La sensazione piú bella: il culo nudo sulla sabbia di Sitges nel bagnasciuga.
Nel ritorno a Barcellona prepariamo quelli che si chiamano bottellon (peró non so come si scrive). Sostanzialmente ci alcolizziamo senza dare troppo nell'occhio, perché é vietato bere alcool, specialmente da bottiglie, per la strada.
... il tempo sta scadendo... continua e finisce nella prossima puntata...

venerdì 10 agosto 2007

Capitolo IV, In viaggio con un padre minore...

Dopo 3 settimane di vita Barcellonese, alcune cose iniziano a delinearsi come fortemente caratteristiche del nostro viaggio. Ció che andró a raccontare in 18 minunti (prima dello scadere dell'ora di internet che ho pagato) é forse la piú significativa di queste.
Fin dal nostro arrivo a Barcellona, precisamente da quando abbiamo incontrato quelle ragazze italiane sul bus, abbiamo rivelato a moltissime persone che io e Nico siamo fratelli: su un centinaio circa di persone che abbiamo conosciuto, ne ricordo sí e no una che non si é meravigliata (una tizia che secondo me, tra le altre cose, é fortemente malata di testa).
Tutti non riescono a credere che siamo fratelli, ma la cosa interessante non é questa: quando chiediamo di stimare la nostra etá, tutti sostengono con determinazione che Nico é il piú grande dei due e ci attribuiscono mediamente 25 anni (Nico) e 22 anni (io, Re di Spagna). Questa cosa diciamo che accade mediamente 2/3 volte al giorno e non potete immaginare come si incazza ogni volta Nico.
In mezzo alle mie risate e alle mie battute sul fatto che é vecchio, Nico comincia allora a dire che in effetti lui sembra il piú vecchio a causa del fatto che io sono irresponsabile e collone (spagnolizziamolo) all'ennesima potenza: chi mi vede non puó pensare che una persona matura dica e faccia quello che faccio.
Ultimamente, per concludere il discorso, Nico adotta la frase "Che ci vuoi fare, é dura portarsi dietro un -figlio maggiore-".
La veritá é che, dietro lo scherzo, devo molto a Nico: é stato lui a portarmi qua, credendolo opportuno per me... e ha proseguito per tutto il nostro viaggio sempre aiutandomi in ogni minima cosa; ad esempio, sarebbe stato 100 volte piú facile andare in 2 appartamenti divisi, per lui... perché qua se ne trovano solo con 1 posto letto... eppure, ha tirato un po' la cinghia, abbiamo cercato un po' di piú e non mi ha lasciato da solo nella cacca. Quando mi sono finito i soldi (troppo presto!!!), abbiamo iniziato a compartire i suoi come se fosse la cosa piú naturale del mondo (chiaramente i suoi sono calati con la stessa velocitá con cui sono finiti i miei, peró lui ne aveva di piú). Come esempi spero che rendano abbastanza, almeno per chi conosce Nico. Non so quante cose troveró in questo viaggio, ma sono sicuro che probabilmente la piú importante è proprio questa: la possibilitá di vivere un esperienza di vita con mio fratello, con cui condivido la stessa visione "buona-ingenua" del mondo e di poter, un giorno, trovare il nostro legame rafforzato come da sempre necessitava di essere.
Compartire in Spagna é il termine che si usa per "dividere".
Scherzando in molti, specialmente i nostri compagni di piso, ci dicono, los hermanos "compartidores" blancos, perché dividiamo praticamente tutto, perfino il letto su cui portare le ragazze (in realtá il letto sarebbe il mio, visto che Nico dorme tutto il tempo sull'altro e poi quando arriva la sua chica vanno su quello dove dormo io...)...
In una cittá piena di particolaritá come Barcellona la gente si meraviglia di incontrare due fratelli che vivono anche come due amici: non mi sono ancora abituato a questa reazione.

mercoledì 8 agosto 2007

Capitolo III, Buscando piso e trabajo

Se non ricordo male avevo interrotto la storia a tre settimane fa, cioé la sera in cui siamo arrivati ed abbiamo ricevuto fin da subito un accoglienza decisamente umana.
Beh, da allora Barcellona per noi ha sempre significato qualcosa di simile: conoscere ragazzi e ragazze, uscire con loro, conoscere altri ragazzi e altre ragazze, uscire... uscire e conoscere, conoscere e uscire; tutto questo sempre supportati da un alimentazione composta per l'80% da cerveza (che a sua volta nel 90% dei casi é l'Estrella, la birra che gli spagnoli fanno a finta di saper fare... sulla birra e in genere sui costumi spagnoli ci sono cose interessantissime da dire, ma visto che ora ho poco tempo e sarete curiosi di sapere come se la passarono los hermanos blancos in questi primi giorni sono costretto a rimandare).
Il giorno successivo al nostro arrivo ci recammo en La Floresta, dove aveva vissuto Nico e dove teneva la famosa moto che doveva accompagnarci per il giro di tutta la Spagna. Come prevedibile, stando ferma per due anni, la moto aveva tutte le guarnizioni di gomma secche, perdeva olio e da quanto ho capito da discorsi tra Nico e Gunther, non partiva per un problema di elettrico.
Ho anche inteso la parola "multa"... ma poi per fortuna abbiamo scoperto tutti insieme aprendo la busta che la multa non era tanto alta e si riferiva alla macchina, tuttora parcheggiata a Siviglia (forse) e che si tratta di qualcosa come il rinnovo del bollo... o altro... boh...
Bisognava prendere una scelta, poiché il nostro viaggio per la Spagna, in cerca di particolaritá e differenze nella nostra vita, aveva giá incontrato un cambiamento. Ragionando un po', abbiamo deciso di darci i seguenti obiettivi a breve termine:
1) Conoscere delle ragazze
2)Approfondire la conoscenza delle suddette ragazze
3)Riparare la moto di Nico, per evitare di buttarla o venderla a costo 0.
4)L'obiettivo 3, implicava la permanenza a Barcellona e la ricerca pertanto di un appartamento.
5)L'obiettivo 4 implicava la ricerca di un lavoro che potesse garantirci la giusta fonte di approvvigionamento fintanto che stavamo a Barcellona.
6) Nel mio caso il lavoro doveva possedere 2 requisiti: uno stipendio minimo di 800 euro e la possibilitá di apprendere il castillano (meglio se anche il Catalano).
7)Ultimo e piú importante obiettivo: realizzare i punti 3,4,5,6 senza che questo compromettesse in alcun modo ed in alcuna misura gli obiettivi FONDAMENTALI 1 e 2.

A distanza di tempo, posso dire che tutti gli obiettivi (salvo il 3) sono stati pienamente realizzati da me e da Nicola. Ma questa é un'altra storia che vi racconteró con molto piacere tra qualche giorno... e credetemi, vi piacerá...

Purtroppo la sessione di internet sta per finire e devo ancora spedire un paio di mail... un saluto dal centro di un mondo parallelo, con Affetto,
Andre.