martedì 13 febbraio 2007

Saggezza post-prandiale.

Anche io avevo circa 20 anni, e mi chiedevo com'era possibile che, dopo solo pochi mesi che mi ero fidanzato con una ragazza, che credevo potesse completare tutta la mia sete di pienezza di vita, avevo ricominciato a guardare in giro ogni possibile partner di una vita diversa, e non solo... ogni occasione che ora mi era preclusa dalla vita, mi sembrava come una perdita di potenziale realizzazione di un ruolo che era mio almeno quanto quello che recitavo ogni giorno. Allora, se questa è la natura del desiderio, dove sta la felicità umana?
Realizzai, tramite la mia meccanica e fredda analisi che ogni scelta me ne avrebbe preclusa qualcuna delle altre; ogni libro letto era tempo tolto alla lettura deglle altre migliaia di libri, ogni film visto erano 100.000 film non visti, ogni lavoro miliardi di me stesso bruciati per altre identità lavorative.
Tanto più: non sempre ero sicuro che le mie scelte potessero compensare tutte le alternative che lasciavo, non sempre erano le migliori. D'improvviso mi accorsi che a fare la differenza non era tanto la qualità di una scelta, ma la capacità di crederci a lungo, di evitare rimpianti, di sentire che in fondo, in fondo, io potevo essere quelle scelte con una buona dose di piacere e che il pensiero di tutte le strade per salire la montagna toglieva solo piacere al percorso. In ogni caso le alternative vanno tenute presente, perchè se si trova un ostacolo lungo il percorso, esse vanno ri-considerate, senza però farlo alla prima salita che si incontra, bisogna pur sempre salire una montagna! Poco dopo trovai su una maglia una frase attribuita al Buddha, che da allora ha sempre accompagnato la mia vita: There is no way to happyness, happyness is the way. Poco fa ero fuori a fumare una sigaretta sul balcone di casa mia, e vedevo uno splendido paesaggio collinare marchigiano, campi marroni intenso accanto a campi verde intenso. In lontananza il San Vicino. Ripensando alla mia ricerca della serenità, pensavo a quanto fosse vero che la gioia non è nello stimolo che colpisce la nostra retina, nè nell'ambiente che ci circonda, ma nella mente che elabora tutto questo. Goethe diceva, grosso modo, che se l'occhio non fosse solare non potrebbe vedere il sole. Così riassumendo tutto, da bravi enzimi, diciamo che la serenità sta nel mantenere un equilibrata passione nelle nostre scelte, che sia presente, costante e duratura.
Questo mi rimanda a due miei aforismi recenti, con cui voglio chiudere:

-Ho capito che da un caffè mi aspetto le stesse cose che mi aspetto da un rapporto: che sia lungo, forte e abbastanza caldo.

-Non riesco a godere di uno splendido paesaggio se esso non sta godendo di me.

... e credimi amico, non è detto che ci si debba lasciar esprimere dalle scelte effettuate, è molto meglio provare ad esprimersi tramite le scelte che faremo e quelle che già abbiamo fatto. A chi vogliamo darla a bere? Siamo molto di più di quello che ci capita di essere, ma per ora limitiamoci a migliorare con criterio quello che ci capita di essere, perchè se siamo di più c'è sempre il margine per farlo.

5 commenti:

Max_R ha detto...

Capita a pochi di trovarsi a riflettere in questo modo... O meglio... Sono pochi ad accorgersene... Mi sono trovato spesso in condizione di rimpiangere o anche solamente riflettere le scelte non fatte a sfavore di quelle fatte... In tutti i possibili ambiti... E bello non essere superficiali ma a volte pensare di meno renderebbe tutto più leggero...

Andrea Cazzo ha detto...

Mi viene da pensare ad un libro che ho letto quando ero ancora troppo giovane e che in questi giorni mi ritorna spesso in mente:
"L'insostenibile leggerezza dell'essere". Forse sarà il caso di riandarselo a vedere. In ogni caso, non credo che l'errore sia quello di pensare troppo... ad un certo punto si avverte che, se si pensa di meno, si può essere più felici: si maledicono "certe domande che forse era meglio non farsi mai" (per dirla con Manuel Agnelli). Ma io credo che il superamento di questo punto sia nel cambiare l'impostazione del proprio pensiero, piuttosto che passare il tempo a piangersi addosso. Certo, ve lo dice uno che ultimamente non ha avuto una grande fortuna: non è facile. Ma ci si può riuscire.

Andrea Cazzo ha detto...

Ah, tanto per chiudere il discorso con la citazione degli Afterhours sopra: per me non è un pensiero superficiale a rendere la pelle splendida. Piuttosto un pensiero robusto e coi controcazzi.

Anonimo ha detto...

andrea SEI UN COGLIONE.....GAY.....COMUNISTA.....Dai tuoi amici di montoro....ki scrive è il tuo migliore amico fabio

Riccardo C. ha detto...

Ma pensa te... e lo sapevi che nel terzo capitolo dell'Ulisse di Joyce dice "post prandiale... post prandiale... un mio amico di Barcellona diceva sempre questa parola".
Che sia una coincidenza o un punto di singolarità dell'universo?!?